Carceri, l’allarme: “Stranieri maltrattati. Il pericolo? Confondere immigrato e terrorista”
Dopo che la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha condannato l'Italia per come abbiamo trattato i detenuti e dopo i provvedimenti del governo per ridurre il sovraffollamento, ora trattiamo i ristretti con più umanità e rispettiamo la Costituzione? “Difficile dirlo, perché le carceri sono i luoghi nei quali la dignità umana è più a rischio di essere violata”. A parlare è Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, che da molti anni si occupa di un aspetto della nostra democrazia molto trascurato: mettere al centro la dignità umana anche e soprattutto in carcere. Nel 2014 c'è stato un tentativo da parte delle forze al governo, si sono succeduti al governo Letta e poi Renzi, hanno cercato di porre rimedio alla situazione anche sollecitati dal messaggio alle Camere del presidente Napolitano. Questo significa che la dignità umana è garantita in tutti gli istituti di pena? “No. Questo significa che c'è più spazio”.
Pietra dello scandalo, nel 2013 e nel 2014, è stato il carcere di Poggioreale: più volte Antigone Campania, presieduta da Mario Barone, ha denunciato una situazione degradante. Un'inchiesta, ancora aperta, su presunti maltrattamenti e la visita della Commissione Libertà Civili dell'Ue hanno dato la spinta finale a un processo di miglioramento delle condizioni nel carcere napoletano. Ma tanto c'è ancora da fare in questo e nelle altre carceri italiane. E' vero che le persone in carcere oggi sono meno di 54mila mentre a fine anno scorso erano 10mila in più. Però, fa notare il presidente Gonnella, non è scongiurato il pericolo del sovraffollamento e di una ulteriore compressione dei diritti dei più deboli: “Dopo i terribili fatti di Parigi – ricorda – riecheggia un ragionamento intorno a una legislazione speciale, stereotipi intorno a immigrazione uguale terrorismo”. Un parallelismo che non esiste. Ma il passo tra questo ragionamento e una nuova emergenza nelle carceri è breve, non legato al pericolo terrorismo quanto al fatto che ci possano essere tentazioni “a rimettere mano alla legislazione sull'immigrazione”. Già adesso le condizioni dei detenuti stranieri sono pessime, fa notare il presidente di Antigone: molti di essi sono in attesa di giudizio ed ottenere misure alternative è un miraggio. E, come emerso pochi giorni fa per il carcere di Regina Coeli, non ci sono nemmeno mediatori culturali e bisogna affidarsi a Google. A breve sarà presentato il bilancio del 2014 redatto dall'Osservatorio sugli stranieri in carcere, con tutti gli allarmanti dettagli di questa situazione. Una riflessione generale sul sistema è invece il volume pubblicato dallo stesso Gonnella dal titolo “Carceri. I confini della dignità” (Jack editore). Che ha scritto questo libro perché oggi, oltre due secoli dopo Cesare Beccaria, bisogna ancora ribadire che il limite del potere di punire è il rispetto dell'umanità. E ripetere a memoria l'articolo 27 della Costituzione, adoperandosi perché venga finalmente rispettato. Al di là del sovrffolamento, oggi la vera battaglia è soprattutto sul fronte dei diritti: quello alla salute, su tutti, perché c'è spesso grave trascuratezza in carcere. In cella si muore: di suicidio, di abbandono, di malattia, di maltrattamenti. Un esempio: l'associazione si è trovata ad affrontare una situazione limite, nella quale la madre di una persona ricoverata dopo abuso di psicofarmaci e dopo aver perso 30 chili in un anno di detenzione è stata avvertita dopo 8 giorni delle gravi condizioni del figlio. Incontrarlo? Un calvario, spiega Gonnella. Un altro esempio molto semplice: curare un'infezione di un detenuto straniero che aveva avuto problemi ad una gamba dopo l'impianto di una protesi. "Abbiamo dovuto sollecitare un'interrogazione parlamentare per curarlo in ambito ospedaliero", chiosa il presidente di Antigone. E in questa frase c'è tutto: l'idea, cioè, che il carcere in Italia sia posto fuori dalla democrazia. Tutto diventa eccezione. E poi, dietro le sbarre sono sempre più frequenti risse e carenza di alternative allo stare in cella.
Tenere un uomo in gabbia, si sa, alimenta la violenza. La dignità, fa notare il presidente dell'associazione, non è certo solo una questione di spazi: “Abbiamo una situazione politica fragile – conclude Gonnella – Ora navigando a vista abbiamo scavallato il rischio di una condanna ulteriore e verremmo giudicati di nuovo nella prossima primavera. Ma non siamo fuori dalla melma, è facile ritornare a una situazione preesistente, ma non mi pare ci sia una visione politica generale chiara, dentro lo stesso governo ci sono pulsioni opposte”. Giusto una considerazione: un esempio lampante è il tira e molla all'interno del governo sull'inasprimento delle misure contro il terrorismo, che prevederebbero anche poteri speciali agli 007 che potrebbero spiare, controllare e infiltrarsi tra i detenuti. E tanti saluti allo Stato di diritto.