Carceri italiane ancora sovraffollate: circa 4mila detenuti senza posto
Per lungo tempo il sovraffollamento delle carceri è stata l'emergenza per eccellenza del sistema penitenziario italiano, che ha comportato al nostro paese stigma e condanne in sede europea. Negli ultimi tempi sembrava che il problema fosse davvero in via di superamento, complice anche la "promozione" dell'Italia da parte del Consiglio d'Europa, che aveva fatto un plauso agli impegni assunti dal governo "di continuare a lottare contro il sovraffollamento carcerario in modo da ottenere una soluzione definitiva del problema". Stando ai dati diffusi oggi dall'associazione Antigone nel rapporto "Galere d'Italia", però, negli istituti penitenziari del nostro paese ci sono almeno 3.950 persone prive di un posto letto regolamentare. Negli ultimi sei anni i detenuti sono diminuti di 14.763 unità. Il numero, però, è tornato a crescere negli ultimi mesi. Il 30 giugno 2010, infatti, in cella c'erano 68.258 persone, scese a 52.164 il 31 dicembre del 2015. Una diminuzione considerevole, che però ha visto un'inversione di tendenza nei primi tre mesi di quest'anno. Al 31 marzo 2016 i detenuti erano 53.495, 1.331 in più rispetto a dicembre. "Dal 2009 ad oggi il numero dei detenuti è sceso in maniera importante. Il tasso di affollamento è passato da almeno il 147% al 108% di oggi. Questo significa più spazio vitale, più spazio fisico e una migliore qualità della vita, non solo per i detenuti, ma anche per gli operatori", ha commentato Patrizio Gonnella, presidente di Antigone. Tuttavia, la crescita degli ultimi mesi "ci deve far capire come non vada abbassata la guardia, proseguendo sulla strada delle riforme già in parte avviata".
I posti letto sono, secondo i dati diffusi dall'amministrazione penitenziaria 49.545. Non sempre però sono tutti realmente disponibili. Il rapporto spiega che "il tasso di sovraffollamento (numero di detenuti rispetto al numero di posti letto regolamentari) è del 106% secondo l'amministrazione penitenziaria che però non tiene conto delle sezioni provvisoriamente chiuse". In Germania è del 81,8%, in Spagna del 85,2%, in Inghilterra e Galles del 97,2%, in Belgio del 118%. La situazione è sicuramente meno grave di quella registrata nel 2010, quando il livello di sovraffollamento delle carceri era massimo. Nonostante questo, secondo Antigone, ci sono poco meno di 9 mila detenuti che vivono ancora in meno di 4 metri quadrati pro-capite, standard minimo previsto dal Comitato europeo per la prevenzione della tortura del Consiglio d'Europa.
Il tasso di detenzione è invece nella media europea, con circa 90 detenuti ogni 100 mila abitanti. Sono troppi secondo l'associazione, invece, gli imputati: i detenuti in attesa di sentenza definitiva sono il 34,6% del totale – a fronte di un dato europeo del 20,4%.
Chi sono i detenuti delle carceri italiane
Sono in maggioranza uomini, le donne rappresentano solo il 4,1% del totale – 2.198 al 31 marzo 2016. Una percentuale in calo rispetto agli ultimi 25 anni e più bassa della media europea, che è del 5,6%. Per l'associazione nel nostro paese "vi è una sovrarappresentazione della popolazione detenuta non italiana". I detenuti stranieri sono il 33,45% (in diminuzione rispetto al 37,15% del 2009), sopra la media negli altri paesi europei, al 21% circa. In maggioranza si tratta di persone provenienti dal Marocco (16,9% del totale degli stranieri), poi Romania (15,9%), Albania (13,8%), Tunisia (11%), Nigeria (3,9%), Egitto (3,4%). Gli stranieri, complessivamente, hanno commesso 8.192 i reati contro il patrimonio, 6.599 contro la persona, 6.266 in violazione legge droga, 1.372 in violazione legge stranieri, 95 delitti di mafia. Rappresentano, rispetto agli italiani, la percentuale più alta di detenuti in custodia cautelare – il 41,1%. Questo significa che gli stranieri sono "evidentemente discriminati nella fase processuale, tanto più che commettono delitti in generale meno gravi. Nei loro confronti si usano le misure cautelari detentive in modo ben maggiore". Tra gli italiani c'è una prevalenza di detenuti provenienti dal Sud, specialmente dalla Campania -che a fine marzo comprendeva il 18,5% degli autoctoni- dalla Sicilia (circa 12%) e dalla Puglia (7,1%). Quella carceraria è, comunque, una popolazione sempre più anziana. Secondo gli ultimi dati del Consiglio d'Europa l'età media della popolazione detenuta è di 36 anni, mentre nel nostro paese si aggira sui 40. Ci sono ben 3.699 (7,1%) detenuti ultrasessantenni. A essere più giovani in media sono gli stranieri.
I detenuti nelle carceri italiane sono dentro per reati contro il patrimonio (29.913), contro la persona (21.468), in violazione legge sulle droghe (17.676), violazione legge sulle armi (9.897), associazione a delinquere di stampomafioso (6.887). Secondo Antigone, comunque, "un provvedimento di totale depenalizzazione in materia di droghe produrrebbe una riduzione secca di un sesto delle imputazioni e delle condanne. Ci sarebbe poi l'effetto indiretto che si andrebbe a produrre sui reati connessi (in particolare reati contro il patrimonio). Si può presumere che circa un terzo del totale di questi ultimi sono commessi da persone che hanno bisogno di procurarsi le sostanze illegalmente. Dunque la decriminalizzazione delle sostanze stupefacenti potrebbe determinare la riduzione di circa un terzo della popolazione detenuta". Il risparmio, in questo caso, sarebbe di circa 930 milioni di euro l'anno. Un altro punto riguarda le misure alternative. In 19.037 devono scontare una pena residua inferiore ai tre anni, circa il 56% della popolazione carceraria. Pene che potrebbero essere terminate fuori "se solo la magistratura di sorveglianza fosse più aperta e se non ci fossero i paletti normativi imposti dall'articolo 4 bis dell‟'ordinamento penitenziario che per taluni reati impone la collaborazione per ottenere misure alternative al carcere". Dietro le sbarre, infine, ci sono 1.633 ergastolani. Un numero in crescita rispetto al 2011, quando erano 1.446 e 1.408 nel 2009. Questo nonostante sia diminuito il numero degli omicidi commessi.
Lo scorso anno ci sono stati poco meno di 7 mila episodi di autolesionismo, 43 suicidi e 79 morti definite per cause naturali. La percentuale dei detenuti che si è tolto la vita, seppur ancora preoccupante, è scesa rispetto al 2009, quando c'erano 15mila ristretti in più: da 9,2 ogni 10mila si è passati a 8,2. Stesso discorso anche per i decessi naturali e per i suicidi degli agenti di polizia penitenziaria, passati dagli 11 del 2014 ai 2 del 2015. Come scrive Antigone nel rapporto, "conviene a tutti un carcere più umano".