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Carcere di Salerno, qui anche fare la doccia è umiliante

Non è confortante il quadro che emerge dall’ultima visita ispettiva effettuata nel carcere di Fuorni (Salerno) da Antigone Campania con la consigliera regionale del Pd Anna Petrone: detenuti con i solchi della detenzione impressi sul volto, tanti ammalati, difficoltà ad accedere alle cure e ancora sovraffollamento.
A cura di Gaia Bozza
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Nel carcere di Fuorni, a Salerno, il trattamento inumano e degradante è ancora all'ordine del giorno. È quello che emerge dall'ultima visita ispettiva effettuata da Antigone Campania con la consigliera regionale del Pd Anna Petrone: Mario Barone, presidente dell'associazione campana e membro dell'Osservatorio sulle condizioni di detenzione, ha visto con i suoi occhi i segni della detenzione sul volto dei ristretti. E poi le testimonianze, tante, che aprono squarci su vite passate a sopravvivere in cattività. Come quella di N., detenuto ultrasessantenne,  diabetico e cardiopatico che ha raccontato di non riuscire ad accedere alle cure in maniera regolare, tanto da essere preoccupato per la sua stessa vita: “Ho sbagliato e debbo pagare – ha detto – ma non merito questo come persona”. "Vorrei che al Consiglio d’Europa, che ancora vigila sul nostro Paese per la vicenda Torreggiani, arrivassero testimonianze del genere" denuncia Barone, che sta visitando con la consigliera Pd i quattro istituti salernitani: Fuorni, Vallo della Lucania, Sala Consilina, Eboli. "Istituti cosiddetti minori – spiega il presidente di Antigone Campania – Noi pensiamo che l'osservatorio di Antigone, insieme al sindacato ispettivo della consigliera, possano offrire un quadro chiaro dei problemi che affliggono la popolazione ristretta nelle strutture". Un quadro che si arricchisce di nuovi tasselli, volta per volta, anche attraverso le testimonianze. Alcune di esse fanno gelare il sangue, come quella del detenuto costretto in una cella con altre sei persone, che mostra senza problemi come si "inventa" una doccia: in piedi sulla tazza del gabinetto.

Qual è la situazione nel carcere di Fuorni?

Il termometro della vivibilità è dato dal viso dei detenuti: ho visto i solchi della detenzione. In recenti visite a carceri equiparabili a Fuorni, per dimensione e presenze, non ho raccolto gli stessi elementi. Poi tanta rabbia: i detenuti della prima sezione hanno di recente messo in atto una protesta, nella forma dello sciopero della fame.

Quante persone sono presenti all'interno della struttura e quante ve ne potrebbero essere?

Il carcere sembra formalmente rispettare il parametro dei 3 mq per detenuto, ma nella sostanza non è conforme ai parametri europei. In una cella abbiamo trovato sette detenuti: tra mobilio, letti, tavolo e sedie non c’era quasi spazio per muoversi. Ci hanno mostrato come facevano la doccia in cella: il detenuto si mette in piedi sulla tazza del gabinetto e si versa l’acqua in testa con una brocca: in questo modo, l’acqua di scolo va via attraverso lo scarico.  Tutto questo è umiliante.

Quali sono i problemi principali che il sovraffollamento porta con sé?

Innanzitutto, problemi di vivibilità all’interno della cella: si provi ad immaginare un solo bagno per 7-8 persone, peraltro allocato nello stesso spazio destinato al cucinotto e alle pentole. Ma anche maggiori difficoltà ad accedere ai servizi che l’amministrazione deve rendere al detenuto, come fare un telegramma o chiedere un colloquio.

Ci sono ammalati o persone che sono incompatibili con la detenzione?

Tutti i detenuti con cui abbiamo parlato a Fuorni hanno manifestato difficoltà ad accedere alle cure e alle visite specialistiche: sembrava un mantra. Antigone ha già chiesto alla consigliera Anna Petrone di valutare la presentazione di un’interrogazione consiliare in merito.

Lei ha raccolto testimonianze particolari? Se sì, quali?

N. detenuto ultrasessantenne, ci ha raccontato di cumulare diverse patologie: diabete, cardiopatia e vasculopatia periferica. Ha poi raccontato di non accedere con regolarità alle terapie; ritiene che il servizio infermieristico non è tale da tutelare la salute. Era preoccupato per la sua stessa vita: commosso ci ha detto: “Ho sbagliato e debbo pagare, ma non merito questo come persona”. Vorrei che al Consiglio d’Europa, che ancora vigila sul nostro Paese per la vicenda Torreggiani, arrivassero testimonianze del genere.

Quali altri problemi ha riscontrato all'interno della struttura?

Mancanza di attività di socialità: l’interno budget a disposizione dell’istituto ammonta a € 2.500. Un importo che non ha bisogno di commenti.

Quali saranno, ora, i prossimi passi?

Dopo questo viaggio nel salernitano, torneremo a Poggioreale: nel corso dell’ultima visita (Luglio 2013) lasciammo un carcere con quasi tremila detenuti. Per anni abbiamo speso energie enormi per denunciare le condizioni di degradante sovraffollamento del carcere napoletano: ritrovarlo con numeri più umani sarebbe il migliore riconoscimento del nostro lavoro.

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