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Carabiniere uccide 23enne che ha accoltellato 4 persone a Rimini: perché è indagato e cosa rischia

L’avvocato penalista Daniele Bocciolini spiega a Fanpage.it cosa rischia il carabiniere di Villa Verucchio (Rimini) che a Capodanno ha ucciso un ragazzo di 23 anni che a sua volta aveva accoltellato quattro persone: è stato iscritto nel registro degli indagati per eccesso di difesa.
Intervista a Daniele Bocciolini
avvocato penalista, esperto in diritto penale minorile e Scienze Forensi, Consigliere Pari Opportunità e Commissione Famiglia e Minori dell'Ordine degli Avvocati di Roma. 
A cura di Ida Artiaco
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"Si tratta di un atto dovuto per far luce sulla dinamica e verificare la legittimità dell’operato che ha portato il carabiniere a sparare. Ma non ho dubbi: la condotta posta in essere dal militare appare del tutto legittima".

Così Daniele Bocciolini, avvocato penalista, esperto in diritto penale minorile e Scienze Forensi, Consigliere Pari Opportunità e Commissione Famiglia e Minori dell'Ordine degli Avvocati di Roma, ha commentato a Fanpage.it la decisione della Procura di Rimini di iscrivere nel registro degli indagati per eccesso di difesa il carabiniere – il comandante della compagnia di Villa Verucchio Luciano Masini – che la sera di Capodanno ha ucciso un giovane di 23 anni di origine egiziana, che aveva a sua volta accoltellato quattro persone, nel tentativo di fermarlo.

A Rimini un carabiniere è indagato per eccesso di difesa dopo aver ucciso un 23enne che ha accoltellato 4 persone. Cosa significa?

"Si tratta di un “atto dovuto”. Dal momento che si è verificata la morte del 23enne egiziano, la Procura ha iscritto nel registro degli indagati il carabiniere per far luce sulla dinamica e verificare la legittimità dell’operato che ha portato il militare a sparare a questo ragazzo il quale dopo aver già accoltellato quattro persone in strada lo aveva a propria volta aggredito brandendo una lama di 22 centimetri e urlando frasi in arabo. L’iscrizione nel registro degli indagati del carabiniere consentirà di effettuare tutti gli accertamenti del caso e di nominare un consulente tecnico per gli esami autoptici e tossicologici. L’ipotesi è quella di eccesso colposo in legittima difesa o uso illegittimo delle armi. Secondo la norma, quando, nel commettere alcuno dei fatti preveduti dalla legittima difesa o dall’uso legittimo delle armi si eccedono colposamente i limiti stabiliti dalla legge, si applicano le disposizioni concernenti i delitti colposi. In sostanza, si sostiene che il carabiniere, anziché sparare, avrebbe potuto fermarlo in un altro modo. In questo sarebbe consistita la “colpa”, nell’ aver valutato erroneamente – seppure in presenza dei presupposti della legittima difesa o dell’uso legittimo delle armi – la situazione".

Cosa rischia?

"Secondo la legge, chi travalica colposamente i limiti tracciati dalla scriminante della legittima difesa o dell’uso legittimo delle armi, rischia la pena prevista per la corrispondente fattispecie colposa. Nel caso di specie, quindi, rischia l’ incriminazione per l’omicidio colposo che prevede una pena fino a 5 anni di reclusione".

Quando una difesa può invece dirsi legittima? E nel caso delle Forze dell’Ordine?

"La difesa può ritenersi legittima quando chi agisce lo fa costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio od altrui da un pericolo concreto ed attuale di un’offesa ingiusta. Per le Forze dell’Ordine l’art. 53 del nostro Codice penale prevede un’ipotesi specifica di causa di non punibilità: non è punibile il pubblico ufficiale che al fine di adempiere un dovere del proprio ufficio, fa uso ovvero ordina di far uso delle armi o di un altro mezzo di coazione fisica, quando vi è costretto dalla necessità di respingere una violenza vincere una resistenza all'Autorità e comunque di impedire la consumazione dei delitti di strage, di naufragio, sommersione, disastro aviatorio, disastro ferroviario, omicidio volontario, rapina a mano armata e sequestro di persona.

Nel caso di specie, non ho dubbi: la condotta posta in essere dal carabiniere appare del tutto legittima.

Difatti, lo stesso ha fatto quello che ogni appartenente alla forza pubblica alla quale è demandata la nostra difesa dovrebbe fare. Ha agito per difendere la pubblica incolumità oltre che se stesso. Il 23enne, armato, stava perpetrando un’aggressione ai danni di 4 soggetti che può essere definita come un tentato omicidio (da valutare le finalità terroristiche che comunque non potevano essere escluse al momento). Dopo aver sparato 4 colpi in aria per fermarlo, nemmeno questo riusciva a interrompere l’azione criminosa visto che il ragazzo si scagliava anche contro lo stesso carabiniere. Il pericolo era, quindi, attuale e concreto, e la violenza era in corso. Il ragazzo era armato e il carabiniere ha evitato una strage. Con ogni probabilità dopo l’esame autoptico, la Procura formulerà una richiesta di archiviazione nei confronti del carabiniere".

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