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Carabiniere si finge capitano dei Nas per scroccare bevute e alloggi gratis, degradato e rimosso

Secondo l’accusa, confermata ora dal Tar, il militare in più occasioni si sarebbe presentato in pub e servizi ricettivi della Romagna spacciandosi per capitano dei Nas, ottenendo così numerose bevute gratis e persino camere e servizi in spiaggia senza pagare.
A cura di Antonio Palma
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"Sono capitano dei Nas", così un sottufficiale dei carabinieri si presentava in alcuni hotel e locali della riviera romagnola con lo scopo di scroccare entrate e bevute gratis ma anche soggiorni di alcuni giorni senza sborsare nulla. Per questo l'uomo è stato degradato e rimosso dal suo incarico dopo un procedimento disciplinare che ora è stato confermato anche dal Tribunale amministrativo regionale.

I fatti contestati all'ormai ex miliare risalgono ad alcuni anni fa quando, secondo l'accusa, in più occasioni si sarebbe presentato in pub e servizi ricettivi della Romagna spacciandosi per capitano dei Nas o anche maresciallo dello stesso nucleo antisofisticazione e sanità dei carabinieri, ottenendo così numerose bevute gratis e persino camere e servizi in spiaggia in hotel senza pagare durante la stagione estiva.

Secondo l'accusa, l'uomo, forte del fatto di essere riconoscibile come carabiniere, aveva "ingenerato il timore nelle vittime di subire un male ingiusto", come spiega il procedimento disciplinare a suo carico ora confermato dal Tar. In realtà lui era un carabiniere ma aveva solo il grado di appuntato ed era stato in servizio solo nei comandi territoriali della stessa riviera, tra Ravenna e Cesenatico (Forlì-Cesena), e mai nei Nas.

Come ricostruito dal Resto del Carlino, una volta scoperto a suo carico era partita un procedimento giudiziario penale, concluso con una condanna a due anni di reclusione, con pena sospesa. Subito dopo il passaggio in giudicato della sentenza penale, nel 2019, la commissione disciplinare dell'Arma lo aveva condannato a sua volta alla perdita del grado per rimozione giudicando il comportamento come biasimevole e contrario al giuramento prestato.

Una decisione contro la quale l'uomo ha fatto ricorso al Tar di Bologna contestando il "criterio di proporzionalità" della decisione. I giudici amministrativi però ora hanno rigettato la sua istanza e ha confermato la pena condannandolo anche a pagare 1.500 euro di spese di giudizio.

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