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Carabiniere condannato per stupro a Firenze: “E’ il più grande rammarico della mia vita”

In un’intervista Marco Camuffo, condannato a 4 anni e 8 mesi di carcere per aver violentato una studentessa americana, ha detto: “Quella sera è il più grande rammarico della mia vita, ci penso giorno e notte. Ovvio che non rifarei niente di quello che è accaduto dopo la chiusura dell’intervento al Flo”.
A cura di Davide Falcioni
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"Quella sera è il più grande rammarico della mia vita, ci penso giorno e notte. Ovvio che non rifarei niente di quello che è accaduto dopo la chiusura dell’intervento al Flo". A parlare per la prima volta non davanti a un magistrato, bensì  in un'intervista rilasciata ieri al quotidiano La Nazione, è Marco Camuffo, uno dei due carabinieri accusati di aver violentato due studentesse statunitensi a Firenze la notte tra il 6 e il 7 settembre 2017. Tre giorni fa Camuffo è stato condannato a 4 anni e 8 mesi di reclusione dal giudice del tribunale di Firenze Fabio Frangini, ma continua a negare che si sia trattato di un stupro: "Ribadisco quello che ho sempre detto fin dal primo momento e cioè che il rapporto fu consensuale e consapevole. Confido nell’autorità giudiziaria e spero di poter dimostrare un giorno la mia innocenza nei successivi gradi di giudizio. Per il resto, non so davvero cosa dire se non chiedere perdono a tutti".

Le vittime della violenza, due studentesse di 19 e 20 anni, avevano accusato Camuffo e il collega Pietro Costa di averle stuprate nell’androne del loro palazzo e nella loro casa, dopo averle accompagnate dalla discoteca Flo. Camuffo, 48 anni, ha scelto di essere giudicato col rito abbreviato, beneficiando dello sconto di un terzo della pena. Il militare, sempre nell'intervista rilasciata a La Nazione, spiega qual è stato il ruolo del collega Costa, accusato anche di fronte ai giudici di essere stato il primo a prendere l'iniziativa: "Come più alto in grado avrei dovuto dire di no alla richiesta del collega. Ho violato la consegna, trasgredito ai miei doveri come militare. Ho un dolore immenso per aver cagionato tanto imbarazzo all’Arma e so che si tratta di errori imperdonabili. L’unica cosa che potevo fare, per quel che può valere, era assumermi almeno le mie responsabilità, cosa che ho fatto immediatamente, due giorni dopo davanti alla magistratura ordinaria e una settimana dopo davanti a quella militare".

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