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Carabiniera 25enne suicida alla Scuola Marescialli, familiari: “Perdeva i capelli, nessun valore umano”

In una lettera inviata al sindacato dei carabinieri, i parenti della giovane allieva sottufficiale dell’Arma ricordano le difficoltà della 25enne ad affrontare la pressione e le regole della Scuola che definiscono “poco funzionali e che si insinuavano in ogni ambito della propria vita” e chiedono di fare luce sui meccanismi interni per evitare altre tragedie.
A cura di Antonio Palma
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Immagine di archivio
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“Vogliamo manifestare la nostra totale disapprovazione nei confronti di un sistema costituito da gerarchi inseriti in un contesto che non manifesta valori umani”, è il durissimo atto di accusa da parte dei familiari della carabiniera di 25 anni morta suicida il 22 aprile scorso alla scuola marescialli di Firenze. In una lettera inviata al sindacato dei carabinieri "UnArma", i parenti della giovane allieva sottufficiale dell’Arma ricordano le difficoltà della 25enne ad affrontare la pressione e le regole della Scuola che definiscono “poco funzionali e che si insinuavano in ogni ambito della propria vita” e chiedono di fare luce sui meccanismi interni per evitare altre tragedie.

Uno sfogo volto non a individuare possibili responsabili ai quali imputare la tragica fine di Beatrice ma a “fare luce sul fenomeno suicidario che coinvolge uomini e donne in uniforme” spiegano nella missiva. Per stessa ammissione dei genitori, la 25enne, che era al secondo anno, nei primi giorni di frequentazione della scuola aveva già manifestato l’intenzione di abbandonare il percorso a causa di “un ambiente estremamente rigido e totalitario” ma poi aveva deciso di proseguire pensando che quella situazione avrebbe avuto una durata limitata.

“Avendo già avuto esperienza di vita militare, prima nella Marina Militare e poi nell’Arma dei Carabinieri, si era convinta che il regime di trattamento così restrittivo rientrasse nella logica di un periodo propedeutico iniziale atto a testare in prima battuta le capacità di resilienza dei futuri marescialli ma purtroppo questo non corrispondeva a realtà: le condizioni di pieno inasprimento e i ritmi di vita serrati sono continuati” scrivono i parenti.

Alcune disposizioni non le erano chiare e le reputava prive di valore formativo” ricordano i familiari, elencando alcune regole che la 25enne aveva confidato loro come avere le porte delle camere sempre aperte e solo libri di amministrazione o fare adunate senza motivo persino quando aveva il covid e con la febbre. Regole che valevano non solo in caserma ma anche in libera uscita visto che alle ragazze era stato detto che non potevano indossare stivaletti e avevano l’obbligo di avere sempre i capelli raccolti e tirati.

“Inviava spesso le foto di come era costretta a vestirsi in abiti borghesi per poter avere un paio di ore di svago concesse durante la libera uscita, del fatto che doveva necessariamente tenere i capelli raccolti, tirati al punto e che li stava perdendo. Diceva sempre più spesso alla mamma ‘questa scuola mi sta rovinando la vita’” raccontano i familiari della 25enne, secondo i quali persino quando i genitori sono arrivati sul posto, dopo la tragedia, sarebbero stati accolti con freddezza.

“Se a una mamma che piange disperata la morte della propria unica figlia le viene risposto che anche le altre hanno le stesse difficoltà e non trova minime parole di conforto o semplicemente di sostegno, come potrà trovarle anche altrove? Quale Maresciallo vogliamo sulle strade? Tra la gente? Quale umanità stiamo coltivando?” si chiedono i familiari della 25enne, aggiungendo: “La perdita di Beatrice per noi si è accompagnata a una presa di consapevolezza importante, quella per cui se un’istituzione dà più valore alle formalità che alla formazione e crescita personale dell’individuo conduce al fallimento".

“Episodi come quello di Beatrice, o come quello avvenuto nella stessa scuola nel 2017, devono servire da spunto per un cambiamento nelle istituzioni affinché trovino il modo di sostenere le proprie unità nei momenti di difficoltà” conclude la lettera.

Intanto, è anche arrivata la notizia che è aperto da quasi tre settimane presso la Procura di Firenze un fascicolo di indagine sul suicidio della ragazza di 25 anni, allieva della Scuola Marescialli e Brigadieri dei Carabinieri di Firenze. Secondo fonti investigative vicine all'indagine, a quanto risulta all'Adnkronos, la Procura avrebbe ordinato accertamenti sui motivi che hanno portato la 25enne al suicidio, come ad esempio l'esame del cellulare attraverso il traffico telefonico e i messaggi scambiati in chat. L'autopsia non sarebbe stata eseguita.

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