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Caporalato a Livorno, 10 arresti: “Pagavano 67 braccianti extracomunitari 0,97 centesimi all’ora”

I carabinieri del comando di Livorno hanno arrestato 10 persone accusate di sfruttamento del lavoro nei confronti di 67 braccianti extracomunitari. Gli operai, reclutati senza regolare contratto, venivano pagati 0,97 centesimi all’ora.
A cura di Gabriella Mazzeo
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I carabinieri del comando di Livorno hanno arrestato, eseguendo una misura di custodia cautelare in carcere, 10 persone accusate, a vario titolo e in concorso tra loro, di sfruttamento del lavoro e intermediazione illecita. Si tratterebbe, secondo quanto emerso dalle indagini, di caporalato in agricoltura.

Le vittime sono 67 persone, tutte extracomunitarie, ospitate nel Cas di Piombino. I lavoratori venivano impiegati per la raccolta di ortaggi e olive nei campi e per la pulizia di vigneti nelle province di Livorno e Grosseto per pochi centesimi.

I coinvolti, stando a quanto emerso, sarebbero di nazionalità bengalese mentre gli arrestati sarebbero impresari di origine pakistana che "selezionavano" i braccianti su ordine dei titolari italiani di 6 ditte.

L'indagine condotta dalla procura livornese e dal nucleo operativo e radiomobile della compagnia dei carabinieri di Piombino, insieme all'Ispettorato del lavoro di Livorno, ha consentito di ricostruire l'illecito utilizzo di manodopera messo in atto da 6 titolari di ditte individuali del settore agricolo. Stando a quanto reso noto, i titolari delle ditte italiane avrebbero impiegato altre persone per il "reclutamento, il trasporto giornaliero e il controllo dei lavoratori".

I braccianti nei vigneti di Livorno
I braccianti nei vigneti di Livorno

Approfittando del loro stato di bisogno, pagavano i 67 braccianti del Cas Le Caravelle di Piombino 0,97 centesimi all'ora con picchi di 10 ore di lavoro senza le pause previste. I lavoratori non avevano un regolare contratto di assunzione e la loro retribuzione era molto al di sotto dei 10,56 euro previsti dalla contrattazione.

Nelle ditte in questione, inoltre, venivano violate anche le norme in materia di sicurezza e igiene. Nel corso dell'operazione è stato eseguito anche un decreto di sequestro preventivo di 45.000 euro, quale profitto accertato dall'Inps a seguito del mancato versamento dei contributi previdenziali ed assicurativi per i lavoratori illecitamente impiegati.

I turni di lavoro per le 67 persone sfruttate superavano anche le 10 ore giornaliere (a fronte delle 6,30 previste dalla legge) e si protraevano dalle prime luci dell'alba fino al tardo pomeriggio senza pause e senza il versamento di contributi previdenziali e assistenziali.

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Stando a quanto accertato dalle indagini, i lavoratori non avevano il diritto di interrompere i turni di lavoro fino alla pausa pranzo di pochi minuti. Nessun bracciante veniva sottoposto a visita medica o formato sul lavoro da svolgere. I pagamenti degli stipendi tardavano inoltre anche di 3 mesi nonostante lo stato di bisogno dei lavoratori e delle famiglie. In alcuni casi, le persone sfruttate non sono mai state pagate.

Uno degli indagati è stato localizzato all'estero ed è in corso l'internazionalizzazione del provvedimento mentre per gli altri 9 è stata decretata la custodia cautelare in carcere a causa del pericolo di fuga dall'Italia.

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