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Capo rom dona un rene alla moglie: in 100, tra parenti e amici, vanno a trovarli in ospedale

Ha creato non poco scompiglio la “maxi visita” che un centinaio di persone, tutte di etnia rom, ha fatto a una donna e a suo marito all’ospedale di Padova.
A cura di D. F.
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Lui si chiama Elvis Seferovic, ha 50 anni, è il padre di 11 figli ed è uno dei capi dell’ormai ex comunità di via Bassette, a Padova. L’uomo alcuni giorni fa ha donato un rene alla moglie, Hanka Mujic, in dialisi ormai da anni. L'operazione è durata un paio d'ore ed è stata effettuata  dal Centro di trapianti di rene e pancreas guidato dal professor Paolo Rigotti. L'intervento, hanno fatto sapere i medici, è andato nel migliore dei modi possibili anche se per decretarne il pieno successo sarà necessario attendere ancora qualche settimana per allontanare definitivamente il rischio di rigetto. Elvis ha deciso di compiere il generosissimo gesto alcuni mesi fa, in virtù di una legge italia a che permette a un coniuge di donare un rene all'altro in virtù dello speciale legame affettivo che c'è tra i due. Per questo il romanì è stato sottoposto anumerosi esami ed accertamenti che hanno certificato l'idoneità a donare: "Io sono il capofamiglia e non posso sottrarmi al mio destino se mia moglie sta male", ha detto Elvis. "A 50 anni sono ancora in forma, gli esami sono a posto, i medici hanno detto che si può fare e per tutti questi motivi voglio fare a mia moglie il regalo più grande di tutta la nostra vita. Non posso dire di non avere paura, ma stavolta c’è in ballo la salute della persona più importante al mondo", ha aggiunto poco prima di mettersi sotto i ferri.

Naturalmente la riuscita dell'intervento ha fatto tirare un sospiro di sollievo a tutti i parenti e gli amici della coppia, oltre che agli undici figli, che da settimane erano in apprensione: per questo ieri in molti, con tanto di roulotte, hanno deciso di fare visita a Elvis e Hanka, creando però non poco scompiglio in ospedale. Infermieri e altri degenti non si aspettavano di veder arrivare un centinaio di persone, tanto che per garantire il rispetto dell'ordine pubblico e della necessaria riservatezza dei malati sono dovuti intervenire polizia e carabinieri. La situazione, infatti, ha suscitato qualche malumore, anche se fortunatamente tutto è andato per il meglio e non sono stati registrati episodi spiacevoli.

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