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Caos Alta Velocità dopo allarme bomba, identificato l’autore dell’incursione: indagine per terrorismo

Per il falso allarme bomba, che ha causato lo stop ai treni alta velocità, la polizia ha fermato un uomo, un militante dell’area anarchico-antagonista. I pm ipotizzano il reato di attentato alla sicurezza dei trasporti, aggravato dalla finalità di terrorismo ed eversione.
A cura di Antonio Palma
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Non un semplice falso allarme bomba per un oggetto dimenticato ma un atto premeditato che sarebbe stato studiato a tavolino per creare caos sulla linea ferroviaria e sui treni ad alta velocità tra Firenze e Bologna. È questa l'ipotesi su cui stanno lavorando la Procura di Firenze e gli uomini della Polizia ferroviaria della Toscana dopo lo stop ai treni alta velocità che ieri pomeriggio ha portato a ritardi di oltre sei ore per chi era in viaggio. Gli inquirenti hanno già individuato il presunto autore del gesto, si tratterebbe di un militante dell'area anarchico-antagonista.

Nel fascicolo di indagine i pm ipotizzano per lui il reato di attentato alla sicurezza dei trasporti, aggravato dalla finalità di terrorismo ed eversione. Tutto è iniziato quando qualcuno non autorizzato è entrato a piedi in una galleria ferroviaria dell'Alta Velocità e da una delle colonnine riservate agli addetti nel tunnel e ha fatto una telefonata sostenendo ci fosse una bomba. La chiamata, arrivata all’ufficio di pronto intervento di Ferrovie a Bologna, ha messo subito in allarme l'intero sistema ferroviario sia per la presenza di intrusi in galleria sia per l'allarme bomba lanciato dagli stessi. I treni sono stati fermati e la circolazione interrotta.

Secondo la polizia ferroviaria, durante il tragitto nel tunnel gli intrusi hanno divelto le stesse telecamere e danneggiato anche la porta di un casottino di servizio dove sono custoditi materiali e apparecchi elettrici dell’Alta velocità. Per questo tra i reati ipotizzati, oltre a quelli più gravi già menzionati,  figurano anche quelli di furto aggravato e danneggiamento.

Per il gesto per ora non vi è stata alcuna rivendicazione ma, secondo gli inquirenti, si tratterebbe di un gesto di vendetta da parte di una persona che dimorava nel centro sociale "Corsica" di Firenze, sgomberato poche ore prima del blitz nella galleria. L'indagine, coordinata dall’aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Firenze Luca Tescaroli, però è solo all'inizio. "Stiamo acquisendo le immagini delle telecamere che ignoti hanno poi divelto e procediamo con gli accertamenti: le verifiche sulla linea hanno appurato che è stata danneggiata anche la porta di un casottino dove sono custoditi i rec elettrici dell’Alta velocità e che da una delle colonnine in galleria è stata fatta una telefonata" ha confermato il dirigente del compartimento della Polizia ferroviaria della Toscana.

Nessuna bomba è stata trovata in galleria ma i controlli hanno richiesto ore e la circolazione ferroviaria tra Idice e San Pellegrino è stata interrotta ed è ripresa gradualmente solo in nottata. “I controlli svolti nella notte e stamattina hanno permesso di accertare che nessun ordigno era stato lasciato, la Polfer ha ispezionato con dei carrelli, delle piccole motrici, tutta la galleria in un senso e nell’altro, per un totale di 14 chilometri. È stata fatta la bonifica ed è intervenuta la scientifica” ha precisato  il dirigente della Polfer assicurando che "nessun treno è stato fermato in linea o in galleria ma tutti presso stazioni ferroviarie”.

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