Caos a piazza San Carlo, “rapinatori avevano messo in conto feriti e rischio tragedia”
I rapinatori che usarono lo spray urticante a piazza San Carlo non solo sapevano “perfettamente” gli effetti che avrebbe avuto spruzzarlo in mezzo alla gente, ma avevano persino “messo in conto” il ferimento delle persone in quella situazione. “Gli imputati – secondo il giudice Mariafrancesca Abenavoli – sapevano perfettamente che la diffusione dello spray avrebbe creato scompiglio e movimenti incontrollabili tra la folla”. Poi “si sono dati allegramente alla fuga, pubblicando la propria immagine e mostrandosi orgogliosi della propria bravata”. Nonostante passassero anche di fianco a persone cadute a terra, calpestate, ferite. Secondo il giudice il loro comportamento dimostra “senza ombra di dubbio” che “la calca, la caduta e il ferimento delle persone” erano stati “messi in conto”.
Non solo, perché anche nei giorni successivi, quando i media hanno dato conto delle tragiche conseguenze – con la morte di due persone – di quanto avvenuto a piazza San Carlo, i quattro “hanno tranquillamente continuato a delinquere con le medesime modalità in luoghi affollati”. I fatti risalgono al 3 giugno 2017, quando i quattro utilizzarono lo spray urticante al peperoncino in occasione della finale di Champions tra Juventus e Real Madrid proiettata su un maxi-schermo in piazza San Carlo, a Torino. Lo spray venne spruzzato “verso il basso per diffonderne in modo più ampio l’effetto lesivo”, si legge ancora nelle motivazioni del giudice della sentenza del 17 maggio. I quattro uomini sono stati condannati a più di dieci anni di reclusione per omicidio preterintenzionale, lesioni, rapina e furto.
Per quanto riguarda la responsabilità degli organizzatori dell’evento, a cui la difesa dei quattro si appellava, il giudice risponde che “l’eventuale responsabilità colposa degli organizzatori, quand’anche accertata, non potrebbe in alcun modo escludere la responsabilità degli attuali imputati per aver innescato la sequenza causale che ha cagionato la morte di Pioletti e Amato”. Il gup ricostruisce anche le tecniche utilizzate dalla banda e il ruolo dei singoli: non sempre veniva utilizzato lo spray, ma veniva comunque portato sempre dai rapinatori in caso di necessità, nel caso in cui qualcosa andasse storto.