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Opinioni

Canti di Natale nelle scuole? Jingle Bells è cristiana quanto la Lega

La difesa della nostra identità cristiana passerebbe anche attraverso canti di Natale da cantare nelle scuole e che hanno ammorbato generazioni di bambini (anche figli di famiglie laiche). Ma come Jingle Bells sono l’emblema della colonizzazione americana della nostra cultura.
A cura di Sabina Ambrogi
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Contro il nemico musulmano si sta sviluppando un'angosciante e delirante peana collettivo a favore di vescovi, presepi, crocifissi da proporre insistentemente in scuole pubbliche. La ragione sarebbe la difesa delle nostre “radici cristiane”. Il senso del cristianesimo però scompare non appena si passa allo slogan "rimandiamoli a casa loro". Cioè respingere l'umanità disperata che scappa dalla guerra con al seguito un certo numero di bambini come Gesù. La parte meno sana di questa affermazione di "valori cristiani" a geometria variabile, è che viene fatta per le scuole pubbliche anche se le scuole cattoliche private esistono, e quindi chi vuole può iscrivere lì i propri figli e garantire loro l'educazione che desiderano. Non solo. Le scuole cattoliche ricevono già un'indecorosa sovvenzione pubblica (degna di un paese islamico appunto in cui la religione coincide con la politica), con tanto di insegnanti che non hanno avuto accesso alla professione per concorso, e che sono stati scelti e voluti dalla Cei (conferenza episcopale italiana). Si parla, a riguardo, di circa mezzo miliardo di euro all'anno, più decine di milioni di elargizioni da regioni e comuni. Più, ovviamente, le rette pagate dalle famiglie. Questo mentre le scuole pubbliche cadono a pezzi.

Ben oltre il ragionamento semplicemente basato sul rispetto del  dettato costituzionale e sul denaro dei contribuenti che sono anche laici, c'è però un lato decisamente ridicolo della vicenda. Chi difende e vuole imporre a tutti i “valori del nostro paese e la nostra identità” lo intende fare anche con i canti da far intonare nelle scuole ai nostri bambini all'avvicinarsi del Natale. Un tema di cui si sta parlando insistemente in questi giorni, in genere  commentando notizie false, come quella del preside di Rozzano che avrebbe, e giustamente, solo impedito a due mamme di insegnare canti religiosi a tutti i bambini di una scuola.

Nel solco di questo dibattito che comuque è stato sollevato,  a prescindere se sia nato  da una notizia falsa o data male, bisognarebbe fare luce su uno di quei canti con cui le maestre ammorbano da decenni ignare generazioni di infanti, e cioè  l'irrinunciabile incubo di “Jingle Bells" rifilato ogni  Natale. E mica solo dalle maestre. Se si capita in una qualche manifestazione religiosa si canta Jingle Bells (il che è veramente incredibile). Ovviamente anche in tv se si mangia il panettone o il pandoro. E anche se si cammina per strada: qualsiasi dispositivo elettronico digitale sprigiona le note di Jingle Bells. E se si vuole dire che è Natale in un servizio giornalistico di Rai Uno, si mette Jingle Bells. C'è un intero paese che a dicembre pensa sulle note di Jingle Bells.

In difesa dei nostri valori?Jingle Bells non è una canzone cattolica, non è una canzone cristiana, non riguarda le nostre radici, anzi è forse il più forte simbolo di una colonizzazione americana totale (altro che Islam) iniziata intorno agli anni '60. Nel testo si narra di una corsa che il protagonista è solito fare sulla neve su di una slitta trainata da un cavallo. Come erano le slitte nell'800, epoca in cui è stata concepita la canzone, pare per il "thanksgiving day" o giorno del Ringraziamento, altra giornata celebrata in America e in Canada e che non ci appartiene, come del resto anche  Halloween passato alla grande nelle nostre tradizioni.

Il motivo centrale del ritornello “jingle bells”, riguarda le campane ornamentali della slitta che suonano. Quindi, no, non sono le campane di San Pietro. E' un po' come se fosse un clacson di oggi. Malgrado la totale estraneità alla nostra cultura, le gesta del protagonista di questo incubo natalizio sono cantate a squarciagola da intere scolaresche italiane di bambini, imbrogliati, che cantano senza sapere la lingua inglese. E del resto non la sanno neanche i loro insegnanti e neache i politici. In pratica gli  si impone una lingua oscura come se fosse un testo sacro in sanscrito, propinandolo come inno a Gesù. La storia invece è di lui che va a fare la sua corsa sulla slitta con una tizia di nome Fanny Bright, citata nel testo, di cui nulla sanno neanche gli americani, figuriamoci noi. La slitta è trainata da un cavallo macilento e sfortunato (ma gli animalisti lo sanno?) che finisce fuori strada, e quindi si ribalta. L'avventura continua: lui esce sulla strada innevata e poi cade. Passa un tale, "un gentiluomo", sulla slitta, che correndo come un matto, lo vede a terra ma si mette a ridere senza fermarsi. Un pirata della strada in pratica. Allora il nostro prende un cavallo baio con la coda mozza (come quelle dei cavalli che lavorano sodo) e esorta tutti a scommettere su questo cavallo, e a mandarlo velocissimo con la slitta piena di ragazze. Peraltro è una canzone dedicata solo ai maschi che sono incoraggiati: finché sono giovani che se la  spassino sulla neve. Le ragazze invece niente: sono solo trasportate e funzionali al divertimento dei ragazzi. Fine della canzone per l'identità e i nostri valori.

Tralasciando commenti sul paesaggio e il contesto in cui tutto ciò avviene, che potrebbe essere italiano solo per chi abita in alta montagna o vicino Bolzano, colpisce l'accanimento con cui si sta difendendo l'emblema di una colonizzazione avvenuta con violenza inaudita all'interno di un contesto in cui si proponeva solo "Tu scendi dalle stelle, o Re del Cielo". Questo è il testo della canzone:

Sfrecciando sulla neve
In una slitta a un tiro
Attraversiamo i campi
Rallegrando l'intera vallata
Sonagli sul giogo del cavallo dalla coda mozza
Illuminando gli spiriti
Che divertimento andare a spasso e cantare
Una canzone da slitta stanotte

Ritornello:

Sonagli tintinnanti, sonagli tintinnanti, sonagli che tintinnano continuamente
Oh che divertimento andare a spasso
su una slitta a un tiro
Sonagli tintinnanti, sonagli tintinnanti, sonagli che tintinnano continuamente
Oh che divertimento andare a spasso
su una slitta a un tiro

Un giorno fa o due
Pensavo di farmi un giro
Presto Miss Fanny Bright
Si è seduta di fianco a me
Il cavallo era magro e frusto
E la sfortuna in agguato
Siamo finiti in un fosso
E ci siamo ribaltati

Sonagli tintinnanti, sonagli tintinnanti, sonagli che tintinnano continuamente
etc

Un giorno fa o due
Devo raccontarvi questa
Andai fuori nella neve
E caddi all'indietro
Un gentiluomo stava passando di lì
Su una slitta a un tiro
Rise di me mentre io lì stavo a gambe all'aria
E se ne andò rapidamente

Sonagli tintinnanti, sonagli tintinnanti, sonagli che tintinnano continuamente
etc.

Ora la terra è bianca
Esci finché sei giovane
Porta a spasso le ragazze
E canta questa canzoncina da slitta
Scommetti su un baio dalla coda mozza
Due e quaranta la sua velocità
Attaccalo a una slitta a un tiro e ecco!
Sarai alle redini

Sonagli tintinnanti, sonagli tintinnanti, sonagli lungo tutta la strada
etc.

L'altro aspetto forse il più divertente (e triste) è che a capo di questa crociata c'è spesso Matteo Salvini, in tv a reti unificate. Mai sul posto di lavoro, il leader leghista, tuonando e minacciando querele a tutti, ogni santo Natale se ne va in giro a proporre presepi, croci e vescovi anche per i bambini, figli di famiglie laiche e i cui genitori sono già abbastanza imbestialiti per l'aver visto i soldi delle proprie tasse impiegati per scuole private dove insegnano preti, anziché per riparare il tetto della scuola pubblica. Ma è incredibile che la crociata la faccia Salvini proprio lui che ha difeso fino a ieri il dio Po, cioè la bufala su cui affonda le radici la Lega Nord.

La difesa dei nostri valori e della nostra identità per ora appare solo la difesa delle bufale. E sicuramente ci appartiene di più una donna con un fazzoletto in testa se si pensa alla Madonna, alle donne del nostro Sud e alle nostre nonne in chiesa, che una canzone come Jingle Bells.

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Autrice televisiva, saggista, traduttrice. In Italia, oltre a Fanpage.it, collabora con Espresso.it. e Micromega.it. In Francia, per il portale francese Rue89.com e TV5 Monde. Esperta di media, comunicazione politica e rappresentazione di genere all'interno dei media, è stata consigliera di comunicazione di Emma Bonino quando era ministra delle politiche comunitarie. In particolare, per Red Tv ha ideato, scritto e condotto “Women in Red” 13 puntate sulle donne nei media. Per Donzelli editore ha pubblicato il saggio “Mamma” e per Rizzoli ha curato le voci della canzone napoletana per Il Grande Dizionario della canzone italiana. E' una delle autrici del programma tv "Splendor suoni e visioni" su Iris- Mediaset.
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