Cannibalismo in Russia, pescatori si perdono nella foresta e mangiano l’amico
Un gruppo di pescatori russi si disperse, quattro mesi fa, nella taiga russa. Due di loro hanno mangiato il corpo di uno dei compagni di disavventura per poter sopravvivere. L'atto di cannibalismo sarebbe avvenuto dopo il decesso, a causa delle condizioni climatiche e della scarsità di provviste alle quali erano stati sottoposti. Come ha dichiarato una fonte vicina all'inchiesta, messa in atto per chiarire la vicenda, al quotidiano popolare Komsomolskaya Pravda. "Non ci sono stati omicidi. Hanno mangiato quell'uomo dopo che era morto, incapaci di resistere alle condizioni estreme della taiga".
Uno dei pescatori ha rivelato la macabra verità durante l'interrogatorio: i due pescatori erano partiti nel mese di agosto per andare a pesca con altri due compagni in Yakuzia, a nord-est della Siberia. Da allora, di loro non si è saputo più nulla. I due sopravvissuti sono stati ritrovati, nei pressi di un fiume ubicato a 250 km dalla città più vicina: all'appello, però, mancavano altri due pescatori. Il gruppo, in realtà, si era diviso durante il cammino che li avrebbe condotti al posto dove avrebbero dovuto pescare. Sono stati rinvenuti brandelli umani, sui quali sarebbero visibili i segni di una morte violenta. Pertanto, è stata aperta un'inchiesta per omicidio.
I due pescatori non sono stati arrestati, al momento fungono da testimoni: Alexander Abdullaiev ha ammesso d'aver mangiato con l'altro pescatore sopravvissuto, Alexei Gorulenko, il corpo del loro compagno Andrei Kutotchkin. "Secondo Abdullaiev la morte di Kurotchkin è stata naturale: è morto di freddo". Il quarto disperso, Viktor Komarov, non è stato ancora ritrovato. L'auto dei pescatori è stata ritrovata incastrata nel ghiaccio.