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Per gli altri detenuti in attesa di giudizio niente telefonate, ministro Cancellieri?

La profonda ingiustizia nel caso Ligresti: in Italia continua a valere il principio che la legge non è uguale per tutti.
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La legge non è uguale per tutti. Lo dimostra la telefonata del ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri al Dipartimento Amministrazione Penitenziaria fatta per “interessarsi” alla salute di Giulia Ligresti, detenuta per il caso Fonsai e in precarie condizioni di salute (è anoressica). Dopo l'interessamento del ministro, Ligresti è stata messa agli arresti domiciliari. È una storia di profonda ingiustizia per due motivi. Il primo è ovvio: un ministro della Repubblica non dovrebbe far pesare il suo ruolo per favorire singoli anche se «si trattava di un caso umanitario» come si è affrettata a dire la Cancellieri. Il secondo è che questo «motivo umanitario» è ignorato in migliaia di altri casi di detenuti in attesa di giudizio, magari in condizioni di salute peggiori della signora Ligresti. Quelli lì possono morire, signor ministro? Per quelli una telefonata non la fa?

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. È autore del libro "Se potessi, ti regalerei Napoli" (Rizzoli). Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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