Campi Bisenzio, operai licenziati via whatsapp per non aver lavorato a Pasquetta: imprenditore li assume
È un imprenditore di San Sepolcro, in provincia di Arezzo, ad essersi offerto di assumere i cinque operai licenziati da un'azienda a Campi Bisenzio con un messaggio su Whatsapp per essersi rifiutati di svolgere turni da 12 ore e di lavorare a Pasquetta. Mauro Marini, questo il nome dell'uomo, proprietario di un'azienda che produce borse e zaini per le forze armate, una volta appresa la storia degli operai pakistani licenziati dal proprietario della ditta dove lavoravano ha deciso di scrivere al sindaco della cittadina toscana, Emiliano Fossi, manifestando la propria volontà di assumere i cinque lavoratori.
“Dopo aver visto la modalità brutta con cui sono stati trattati che io non userei nemmeno con il mio peggior nemico, ho detto io dò una mano a loro, loro danno una mano a me. Ho già altri collaboratori della comunità pakistana e mi trovo benissimo – le parole che l'imprenditore ha rivolto al primo cittadino di Campi Bisenzio – innanzitutto come tutte le persone hanno due braccia, due gambe e 1 testa per pensare, sono precisi e affidabili. Io sono anche una persona sentimentale e conosco le storie di tutti i miei dipendenti che sono con me da quattro o cinque anni e spesso mi domando se io sarei stato capace di lasciare il mio paese con un fagotto di cose sotto al braccio e di andare dove non avrei avuto punti di riferimento, lavoro, tetto sulla testa e non conoscendo nemmeno la lingua parlata”.
Il sindaco Fossi nei giorni scorsi ha manifestato il proprio sostegno ai cinque operai ed è sceso in piazza per manifestare accanto a loro in segno di protesta. Ha accolto con favore la proposta di Marini che ha fatto sapere di aver già trovato i primi alloggi e sistemazioni per gli operai: “Li aspetto a braccia aperte, ma prima andrò a Campi Bisenzio a conoscerli e spero che possano venire ben presto”, ha concluso l'imprenditore. Intanto l'azienda dove lavoravano i cinque operai licenziati, di proprietà di un cittadino cinese, è stata chiusa nei giorni scorsi dopo che l'ispettorato del lavoro durante un controllo ha scoperto che quasi metà del personale lavorava in nero.
“Questa – le denuncia dei Cobas – è l’ennesima riprova di un sistema di sfruttamento diventato la normalità in questo distretto”. Il sindacato ha aggiunto che a seguito di un post del ‘sindaco Fossi, l’attenzione sembra essersi spostata sull’offerta un imprenditore di San Sepolcro (Arezzo) di assumere i cinque licenziati’ ma ‘trascorsi già diversi giorni, articoli di giornale e servizi tv, nessuno dal Comune si è preoccupato di mettere in contatto i lavoratori con questo imprenditore’.