Campania, importavano rifiuti tessili dalla Germania e li rivendevano in Africa
Importavano rifiuti tessili e indumenti usati dalla Germania misti a escrementi, farmaci scaduti e cibi avariati, e poi li rivendevano in Africa, America Latina e Asia senza effettuare la selezione e l'igienizzazione prevista dalle norme, per questo un gruppo di italiani all'alba di questa mattina sono finiti in manette in Campania. L'inchiesta condotta dai carabinieri del Noe è uno dei filoni delle indagini della Dda di Napoli che ha portato all'emissione da parte del Gip di Napoli di una misura cautelare in carcere a carico di 32 persone. Al termine delle indagini avviate nel dicembre 2011 gli investigatori hanno accertato che i rifiuti venivano etichettati come merci recuperate, selezionate e igienizzate, mentre in realtà non veniva eseguita alcuna di queste operazioni. In questo modo e con un commercio su larga scala che riguardava in particolare Tunisia, Bolivia e India le aziende coinvolte abbattevano i costi e ottenevano un ingiusto profitto a danno della concorrenza.
Un altro filone della stessa inchiesta riguarda invece l'attività di presunte false associazioni no profit che operano nel settore di raccolta di indumenti usati. Secondo gli investigatori queste onlus usavano anche segni e richiami alla carità cristiana facendo leva sull'opera umanitaria delle associazioni ma in realtà facevano molti profitti perché rivendevano abiti senza le procedure di igienizzazione. In tal modo, alcuni degli indagati, erano riusciti ad ottenere dai comuni l'affidamento diretto del servizio di raccolta di indumenti usati, fino ad arrivare a una sorta di diritto di esclusiva in quei comuni. I carabinieri nella stessa operazione hanno effettuato inoltre sequestri delle aziende e dei mezzi utilizzati dagli arrestati per un valore complessivo superiore ai 10 milioni di euro.