Camorra: il boss Setola sceglie come avvocato Lucia Annibali. Lei rifiuta
Update – Lucia Annibali non sarà l’avvocato di Setola. Lucia Annibali ha rifiutato di accettare l'incarico di difensore di Giuseppe Setola, killer dell'ala stragista del clan dei Casalesi. A quanto si apprende dall'avvocato Francesco Coli, difensore della Annibali, la donna ha rifiutato la nomina che le era stata comunicata già quest'estate. L’avvocato ha motivato in questi termini la decisione della Annibali all’Adnkronos: “Per problemi di salute Lucia non è in grado di esercitare la professione forense in questo momento. Ha tutt'altro a cui pensare”. Coli ha anche precisato che Lucia Annibali ha sempre esercitato come avvocato civilista.
Lucia Annibali, l’avvocatessa di Pesaro che nell’aprile del 2013 fu aggredita da due sicari ingaggiati dal suo ex che la sfregiarono con l’acido, è stata nominata come difensore da Giuseppe Setola, boss della camorra. Setola ha revocato l’incarico al suo penalista Alberto Martucci questa mattina durante l’udienza in Corte di Assise a Santa Maria Capua Vetere per l’omicidio di Davide Orabona e ha appunto nominato Lucia Annibali, del foro di Urbino, e un’altra penalista, Angela Sala. Giuseppe Setola ha inoltre chiesto nuovamente alla presidente Maria Alaia una visita medica e anche di poter rendere dichiarazioni spontanee. Entrambe le richieste sono state rifiutate visto che l’imputato, revocando l’incarico di Martucci, in quel momento era senza alcun avvocato difensore.
Lucia Annibali sfregiata con l’acido dal suo ex fidanzato
Lucia Annibali, avvocato di 36 anni, è stata aggredita sotto casa nell’aprile 2013 da due sicari albanesi che erano stati ingaggiati dal suo ex, l’avvocato Luca Varani, e che le gettarono in faccia dell’acido. In poco tempo, anche grazie alla testimonianza della donna, il suo ex e i due sicari furono arrestati e condannati. Luca Varani sconterà venti anni di reclusione e i due che hanno materialmente sfigurato la Annibali altri 14 anni. Varani, secondo quanto è emerso dalle motivazioni della condanna, agì contro la Annibali non per “motivo turpe e ignobile”, ma per passione “seppure debordante e trasmodata nelle modalità criminali da ultimo attuale”. I due esecutori materiali hanno invece agito per denaro: per loro nelle motivazioni della sentenza si parla di “turbe spinta motivazionale al delitto” e di reato attuato “con freddezza e indifferenza”. Dopo l’aggressione e nonostante le gravi ferite riportate, l’avvocato Annibali si è coraggiosamente impegnata in prima persona contro la violenza sulle donne e per queste è diventata un simbolo.
