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Calcioscommesse, le amichevoli truccate in Europa con arbitri protagonisti e rigori inventati

Francesco Baranca, consulente di Sport Integrity Team, denuncia una situazione in procinto di esplodere e creare potenzialmente un nuovo caso calcioscommesse a livello europeo.
A cura di Backstair
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Foto di repertorio
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Partite truccate e corruzione arbitrale nelle amichevoli di squadre dei massimi campionati europei. È questo quello che emerge dall’analisi di Francesco Baranca, consulente di Sport Integrity Team e presidente del comitato etico della Federazione di calcio ucraina, che denuncia una situazione in procinto di esplodere e creare potenzialmente un nuovo caso calcioscommesse a livello europeo.

Baranca ha una lunga esperienza nell’individuare e denunciare queste anomalie nel mondo delle scommesse: “Negli ultimi anni il virus della manipolazione si è spostato dai campionati maggiori a quelli minori dove il costo della corruzione è più basso e c'è comunque la stessa possibilità di gioco. Il problema è che con l’aumento esponenziale dell'offerta e il live betting è aumentato anche il match fixing. Si offre veramente di tutto, come le amichevoli, partite che sarebbero pensate per prepararsi alla nuova stagione o durante il break invernale e su cui non c’è nessun tipo di controllo. Questo rende possibile la combine e ingolosisce coloro i quali organizzano le partite.”

Esempi eclatanti secondo Baranca sarebbero alcune amichevoli dello scorso gennaio, che hanno visto scendere in campo squadre europee con una storia prestigiosa e più volte protagoniste nelle principali competizioni internazionali, contro avversari di minore importanza, ma che militano comunque in campionati maggiori, Polonia e Repubblica Ceca. Nello specifico, in queste partite, leggendo l’andamento delle quote, Baranca evidenzia come si possa sollevare più di un dubbio sulla buona fede dell’arbitraggio: “Non ci permetteremo mai di andare a giudicare un errore arbitrale. Se non ci fosse il movimento delle quote non saremmo in grado di farlo. Però il movimento delle quote abbinato all'errore fa subito capire che in questi casi il protagonista fosse l'arbitro. Sono stati assegnati rigori che non avevano alcun tipo di logica.”

Gli unici che possono incidere davvero sul risultato, oltre ai calciatori, sono gli arbitri – continua Baranca – Negli ultimi sei o sette anni succede spesso con arbitri non in grande forma, con errori addirittura a livello procedurale. E ogni qual volta che ci sono questi movimenti delle quote anomali abbiamo verificato che ci sono stati due o più rigori concessi. Basta vedere le immagini e ci si accorge che l'arbitro se li è inventati.”

Oltre ai campi da gioco delle amichevoli, in cui il rischio è relativo e può essere vantaggioso, sono diverse le competizioni che a livello mondiale fanno registrare una frequenza elevata di queste anomalie: “In questo periodo accade in molti campionati dell'Est Europa, in Turchia, in India, Indonesia, Vietnam. Abbiamo registrato numeri rari, cioè alte frequenze di anomalie, anche in due partite della Champions asiatica. Ma accade anche in Israele, perché, come sempre, la presenza della guerra porta ad un aumento dei casi di corruzione. Stiamo parlando di matchfixing che va oltre mille eventi all'anno in tutti gli sport, quindi sono numeri enormi.”

Il fenomeno del live betting su così vasta scala sembra aver generato un cortocircuito difficile da sanare: “Una volta le scommesse, soprattutto sul calcio, venivano considerate come dei giochi di abilità. Ora invece, dove si può scommettere su centinaia di partite ogni giorno, è diventata una slot machine enorme, è gioco d'azzardo. Questo tipo di partite, che non attirerebbe nessuno, nel momento in cui vengono offerte live aprono la possibilità di truccare il risultato. Il problema è che non ci sono conseguenze, perché in realtà la competenza della vigilanza sarebbe delle federazioni e nel caso delle amichevoli è difficile stabilire una competenza. Quindi, più che sollevare il problema a livello giornalistico, è difficile fare qualcosa per combattere questo fenomeno”, conclude.

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