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“Calci e pugni al bambino, ha martoriato il suo corpo”: patrigno violento condannato a 10 anni

I dettagli di un terribile caso di cronaca nelle motivazioni della sentenza con la quale il gup di Torino ha condannato un marocchino di 26 anni a 10 anni di carcere a per tentato omicidio, maltrattamenti e lesioni nei confronti del figlio della compagna: “Dopo avergli legato le mani dietro la schiena lo ha investito con altri colpi”.
A cura di Ida Artiaco
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"Ha martoriato il corpo del piccolo. E dopo avergli legato le mani dietro la schiena lo ha investito con altri colpi". Sono queste le parole scritte dal gup Ersilia Palmieri nelle motivazioni della sentenza con la quale ha condannato il patrigno, un marocchino di 26 anni, a 10 anni di carcere a Torino per tentato omicidio, maltrattamenti e lesioni.

Una storia terribile, che ha per protagonista di un bambino di soli 6 anni, che dovuto subire sopraffazioni di ogni genere tra il 2021 e il 2022. La vicenda è venuta a galla soltanto lo scorso gennaio: la mamma del piccolo, rientrando dal lavoro, trovò il figlio a letto, dolorante e incapace di alzarsi. Il patrigno lo aveva infatti preso a pugni nello stomaco perché aveva vomitato in auto. La donna ha chiamato l’ambulanza e il bambino è stato portato all'ospedale Regina Margherita.

Poteva anche rimetterci la vita il bimbo, come scrive sempre il gup perché "solo l’improvvisa presa di coscienza della madre e soprattutto l'intervento chirurgico hanno evitato la morte". In un primo momento, la mamma della vittima ha mentito ai medici affermando che il figlio era caduto dalle scale. Ma la verità qualche giorno dopo dalle intercettazioni ambientali catturate in ospedale, con il patrigno che minacciava il bambino: "Sai perché… se tu dici…. ti portano via e non vedrai mai più né mamma né nonna… ti portano in un posto lontano".

Il piccolo ha obbedito e dato la stessa versione dei fatti, ma durante il colloquio con una psicologa è emerso che "era annichilito e nonostante il dolore e il pianto, non si lamenta e non tenta di allontanare da sé stimoli che gli creano dolore o frustrazione". Qualche giorno dopo, il patrigno è finito in carcere per altri motivi ed è stato allora che la madre ha deciso di raccontare tutto.

Anche il bambino ha cominciato a spiegare cosa succedeva a casa: "Mi ha fatto la doccia e mi ha asciugato un pochino la testa con l’asciugamano e mi ha messo sul balcone… così avevo freddo". Da qui le accuse di tentato omicidio, maltrattamenti e lesioni nei confronti dell’uomo.

Davanti al pm, difeso dall’avvocato Basilio Foti, il patrigno aveva ammesso: "L’ho colpito diverse volte, poi lui è andato in camera sua. Voleva di nuovo vomitare, non stava più in piedi. Gli avrò dato altri 5 o 6 colpi. Ho perso la pazienza perché pensavo lo facesse per dispetto", riporta Repubblica.

"Si tratta – si legge ancora nelle motivazioni – di molteplici episodi di aggressioni e violenze fisiche e psicologiche, frutto di una personalità violenta e autoritaria, perpetrati ai danni della madre e del bambino. Una drammatica progressione nella quale la vittima è soprattutto il minore , fino all'ultima condotta  che, solamente per cause non dipese dalla volontà dell'autore del reato, non ha portato alla morte del bambino".

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