Caffè a 50 cent se porti la tazzina al bar, la titolare: “La nostra è una protesta contro i rincari”
Non solo una scelta green, ma anche un'iniziativa "nazional-popolare" per dare a tutti la possibilità di prendere il caffé, oltre che una forma di protesta contro i rincari. Al bar Don Antò di Venafro, in provincia di Isernia, chi porta la tazzina da casa paga il caffè 50 cent.
Ida Di Ciacco gestisce l'esercizio commerciale insieme al marito Moreno Spada. Da lei ci siamo fatti spiegare come sono riusciti a mettere in pratica questa idea che ha già riscosso molto successo, ma anche qualche critica.
Ida, come vi è venuta l'idea del caffé a 50 cent nella tazza portata da casa?
Volevamo qualcosa che da una parte potesse aiutare il popolo e dall'altra fosse una forma di protesta.
Così abbiamo avuto quest'idea: porti la tazzina da casa e puoi bere il caffé a 50 centesimi; è un modo per dare a tutti la possibilità di prendere un caffé e allo stesso tempo non fare sentire nessuno a disagio. Poi chiunque è liberissimo di investire altri 0.30€ per consumare normalmente al banco a 80 centesimi. Siamo riusciti ad abbattere anche questo prezzo.
L'iniziativa sta funzionando? C'è un incremento degli incassi?
C'è un incremento sì, ma più dei curiosi. Per quanto riguarda gli incassi, ovviamente è tutto relativo: se noi prima 100 caffé li facevamo pagare 120 euro, ora 100 con caffe in tazzina da casa ne prendiamo 50. La nostra è una protesta: contro i rincari, contro il caro bolletta. È un modo per dire che tutti, se vogliamo, un piccolo passo verso il popolo lo possiamo fare. Magari tirandoci un pizziccotto, perché è quello che succede quando scelgo di fare questo prezzo.
Così facendo riusciamo a riportare il prezzo di una classica colazione a 2 euro. Una cosa che non si vedeva da una vita.
Quanto può risparmiare un utente medio?
Faccio l'esempio di un amante del caffé, che prende 10 caffé al giorno: risparmia 10 euro al giorno. In una settimana 50 euro e in un mese c'è un risparmio di 200 euro. È l'esempio di un grande bevitore, ma anche dimezzando la quantità di caffé presi c'è un risparmio di 2.5 euro al giorno.
Voglio poi sottolineare che la tazzina che un cliente porta da casa propria viene sempre disinfettata a 100°, poi ci si versa il caffé e poi viene di nuovo sterilizzata per ridarla all'utente. Poi ovviamente deve essere cura del cliente riporla al riparo un sacchetto.
Vi hanno rivolto tante critiche, cosa rispondete?
Ci hanno detto che a breve chiuderemo. Ma non abbiamo chiuso neanche durante il Covid, figuratevi se succederà per un caffé a 50 centesimi. Ma sopratutto ci hanno fatto problemi legati alla pulizia delle tazzine; noi abbiamo chiesto di portare tazze di ceramica essendo uno dei materiali più disinfettabili al mondo: quando viene messa sotto l'acqua della caldaia di una macchinetta del caffé supera i 100° riuscendo ad uccidere qualsiasi batterio possibile.
Voglio comunque specificare che la nostra non è un'iniziativa nuova. Ci stiamo facendo tanti problemi su un qualcosa che all'estero esiste già da anni. Starbucks (ma non solo) versa già caffè, cappuccino e altre bevande nelle tazze e nei bicchieri portati da casa dai clienti.
Ci hanno rivolto critiche anche legate a ciò che risparmiamo. "Risparmiate ben 70 centesimi da detersivo e lavastoviglie". Ma le cose stanno diversamente. Noi in quanto piccoli imprenditori stiamo cercando di lasciare un messaggio: se tutti quanti protestassimo sull'aumento dei costi, sul fatto che i dazi del caffé sono cresciuti in maniera vertiginosa, per non parlare dello zucchero e tutto ciò che gira attorno al monouso.
Un'iniziativa che dunque va oltre il concetto di green/ecosostenibile
Assolutamente sì. La nostra è una protesta, una protesta ai prezzi che salgono in Italia. Facciamo l'esempio delle bollette elettriche: noi siamo passati dal pagare 750 euro al mese a pagarne ben 3.500 al mese.
Un giorno un operatore telefonico mi fa: "Guardi signora che c'è gente che si è suicidata durante il Covid, quindi lei è stata anche fortunata". Gli ho risposto: "Lei davvero mi sta dicendo questo?". Il periodo del Covid non è stato facile per noi: il nostro primo bar è stato aperto qui vicino a Pozzilli nell'aprile del 2019, poi a marzo del 2020 è arrivato il lockdown e ci hanno chiuso. Abbiamo avuto due anni di vuoto, con una famiglia che girava attorno al bar.
Ora invece abbiamo due esercizi commerciali e voglio precisare che non abbiamo mai abbassato la qualità del servizio. Il caffé che offriamo è sempre lo stesso. Il mio augurio è che la nostra iniziativa possa essere emulata anche da altri. Perché si può se si vuole.