Cadmio nelle seppie surgelate, ritirate dal Ministero della Salute: “Non mangiatele”
Il ministero della Salute ha pubblicato sul proprio sito web un’allerta alimentare riguardante un lotto di seppie indopacifiche (Sepia aculeata) surgelate a marchio Seacon per la presenza di cadmio. Nello specifico si tratta del prodotto venduto in confezioni da 800 grammi con scadenza 19-03-2021 dall’azienda olandese Seafood Connection, con sede dello stabilimento in Olanda Het Spljk 12 a Wturk, e commercializzata in Italia dall’azienda Djngfeng Import Export via Polveriera n 41 Novate Milanese. A scopo precauzionale, si raccomanda di non consumare le seppie surgelate con il numero di lotto segnalato e di restituirle al punto vendita d’acquisto.
I pericoli legati alla contaminazione da cadmio
Del richiamo ha parlato come di consueto evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, evidenziano come mercurio, cadmio e piombo siano i metalli pesanti più comunemente rilevati nei pesci. “Il pesce, costituisce una componente fondamentale dell’alimentazione degli italiani rappresentando una rilevante fonte di proteine, acidi grassi polinsaturi e micronutrienti; tuttavia l’uomo, attraverso il consumo di prodotti ittici, risulta esposto a diversi contaminanti in relazione alla qualità dell’ambiente da cui essi provengono”, scrive D’Agata. A proposito del cadmio, è stato stimato che circa il 50% di tale metallo presente nel mare proviene da attività umane. Le principali fonti di contaminazione di origine antropica da cadmio, sono associate alle attività minerarie, alle industrie metallurgiche, all’uso di fertilizzanti prodotti con fosfati di origine minerale, alle industrie di vernici e smalti e alle industrie della galvanoplastica (Who, 1992). “Nelle acque marine si riscontra abbondantemente la presenza di ioni cadmio che formano complessi piuttosto stabili con gli ioni cloro. I molluschi tendono ad accumulare il cadmio in quantità notevolmente superiori agli altri organismi; ciò nonostante la catena alimentare acquatica ha un impatto limitato per il consumatore, salvo casi particolari e abitudini alimentari speciali. Nell’ambiente acquatico il cadmio ivi presente viene trasferito dai sedimenti e si concentra specialmente nel fitoplancton, nelle macrofite e di conseguenza nei crostacei e nei molluschi. Nei pesci i fattori di accumulo sono più bassi e il metallo si concentra principalmente nel rene e in porzioni non edibili per il consumatore come le branchie e l’epatopancreas”.