Cadaveri in valigia, il figlio della coppia albanese è vivo e si trova in un carcere in Svizzera
È vivo Taulant Pasho, il figlio della coppia di albanesi scomparsa cinque anni fa alla quale vengono attribuiti i resti trovati nelle valigie abbandonate nei giorni scorsi a Firenze. L'uomo, che era dato per irreperibile, attualmente si trova detenuto in un carcere della Svizzera. È quanto hanno accertato nelle loro ricerche i carabinieri insieme all'Interpol. In Svizzera, nel cantone Argovia, sarebbe in carcere dal 16 ottobre scorso per il reato di furto con scasso e violazione di domicilio. Taulant Pasho evase dagli arresti domiciliari a Firenze nel 2016. La procura di Firenze ha provveduto a effettuare l'internazionalizzazione di un provvedimento di carcerazione definitivo a suo carico dato che in Italia deve scontare 3 anni e 11 mesi di reclusione per reati di droga.
I racconti dei vicini di casa sull'appartamento dell'uomo
Pasho Taulant è uno dei figli di Shpetim e Teuta Pesho, marito e moglie scomparsi da Castelfiorentino nel 2015 a cui probabilmente appartengono i resti trovati nelle valigie abbandonate nei giorni scorsi in Toscana. Dell'uomo si è parlato in questi giorni anche per i racconti dei vicini di casa a Scandicci, in via del Pantano, che hanno ricordato gli odori terribili che arrivavano da quell'appartamento in cui Taulant abitava. La casa, che ha un garage pertinente, è stata abitata nel periodo successivo dalla sua fidanzata e nel tempo ha subito perquisizioni e sopralluoghi. Nel giugno 2016, i carabinieri avevano ritrovato nel garage sei chili di marijuana. Fu così che Pasho Taulant venne arrestato per detenzione ai fini di spaccio. Tuttavia non è mai stata rilevata alcuna traccia di cadaveri in decomposizione, compreso l'odore che è sempre stato di escrementi secondo i carabinieri. L'abitazione e il garage sono stati oggetti tra il 2016 ed il 2017 di diverse segnalazioni per cattivi odori che venivano ricondotti alla presenza di cani non debitamente curati. Le lamentele furono fatte alle guardie zoofile di Firenze che fecero diversi sopralluoghi informando l'autorità giudiziaria della scarsa igiene e della non corretta cura degli animali e della presenza di escrementi ed orina.