Cadavere trovato in un parcheggio: indagati sei carabinieri per la morte del 30enne Taissir Sakka
Svolta nel caso di Taissir Sakka, il 30enne di origini tunisine trovato morto nel parcheggio di un cinema modenese, situato in via dell'Abate, nella mattinata di domenica 15 ottobre. Sei carabinieri sono indagati dalla Procura di Modena, cinque per lesioni e uno per minacce, lesioni e morte come conseguenza di altro reato. A sporgere denuncia contro gli uomini dell'Arma è stato il fratello maggiore di Taissir, Mohamed.
In una nota diffusa dai carabinieri subito dopo il ritrovamento del corpo, i militari scrivevano che il personale del 118 aveva soccorso un uomo senza fissa dimora, "constatandone l'avvenuto decesso" e che erano in corso "accertamenti finalizzati a ricostruire l'esatta dinamica di una possibile caduta accidentale. La persona, la sera precedente, era stata controllata in stato di ubriachezza in un locale della provincia", veniva evidenziato nella nota.
Oggi è stato conferito dal pubblico ministero Marco Nicolini l'incarico al medico legale Alessandra Silvestri per eseguire l'autopsia sul corpo della vittima nella giornata di oggi, venerdì 20 ottobre. Da una prima analisi del cadavere sarebbe emerso subito un profondo taglio alla testa. Tre militari sono difesi dagli avvocati Cosimo Zaccaria e Roberto Ricco, mentre gli altri tre sono difesi d'ufficio da Lorenzo Bergami. Il fratello della vittima è invece seguito dall'avvocato Fabrizio Canuri.
La tesi dell'omicidio sostenuta da familiari e amici e la lite al circolo Arci
A non credere alla tesi della "caduta accidentale" erano stati i familiari e gli amici di Taissir che subito dopo il ritrovamento del corpo del 30enne avevano parlato di omicidio. Tra loro c'era anche il fratello Mohamed, che si trovava con il ragazzo poco prima che questo morisse, e che ha appunto sporto denuncia contro i militari dell'Arma.
Secondo quanto ricostruito nei giorni scorsi, i due giovani sarebbero stati coinvolti in una rissa vicino al circolo Arci di Ravarino, nel Modenese. Sabato notte Taissir era lì con il fratello maggiore e sembra che i due abbiano bevuto parecchio. Lo stato alterato dei due avrebbe quindi fatto nascere un violento litigio con un altro gruppo di giovani.
A quel punto sarebbero intervenuti i carabinieri, chiamati dal gestore del locale, e il 30enne sarebbe stato caricato sull'auto dell'Arma e portato insieme a Mohamed al Comando Provinciale di via Pico. I due sarebbero quindi stati identificati e denunciati per ubriachezza molesta. Intorno alle 23 circa avrebbero lasciato l'edificio ed da quel momento di Taissir non si sono avute più notizie.
Sindacato USMIA: "Atto dovuto e garantista"
Sarebbe un atto dovuto e garantista quello della Procura di Modena nei confronti dei sei carabinieri iscritti nel registro degli indagati. Lo ha riferito in una nota Carmine Caforio, segretario generale Usmia Carabinieri. "Massima fiducia nei riguardi della Magistratura, degli investigatori e dei periti che in queste ore si stanno occupando delle consulenze tecniche attraverso le quali siamo convinti che saranno chiariti molti aspetti a favore dei Carabinieri", ha aggiunto Caforio.
Usmia, che è "vicina alla famiglia della giovane vittima e fiduciosa dell'innocenza dei colleghi, metterà a disposizione i propri strumenti di tutela legale e seguirà attentamente l'evolversi dell'inchiesta che, da indiscrezioni apparse su fonti aperte, sarebbe stata avviata a seguito della denuncia sporta dal fratello della vittima, insieme alla quale, la sera prima del ritrovamento del cadavere, era stato accompagnato in caserma dai Carabinieri per motivi di Giustizia e rilasciato intorno alla mezzanotte", si legge ancora.
"Auspichiamo che l'Amministrazione, a garanzia della presunzione di innocenza, non adotti provvedimenti affrettati, ma attenda cautamente l'esito delle indagini, offrendo supporto e fiducia ai propri Carabinieri", si conclude il comunicato.