Cadavere ritrovato nel Po mutilato delle mani e della testa: ancora sconosciuta l’identità
Non ha ancora un nome il cadavere ritrovato lo scorso 4 aprile nel Po all'altezza di Occhiobello, in provincia di Rovigo. Non è servita al momento neppure la comparazione dell'esame del dna con quello di alcune donne scomparse e mai più ritrovate. Tramontate le ipotesi iniziali che potesse trattarsi del corpo di una tra Isabella Noventa, Samira El Attar, Saman Abbas e Andreea Alice Rabciuc. Ma appurato chi non è, resta il mistero su chi invece sia. L'identificazione è resa difficile anche dall'amputazione di testa e mani, che ne impediscono il riconoscimento.
Per ora si sa soltanto che la vittima non aveva più di trent'anni e che fosse di pelle bianca. Il borsone al cui interno è stato ritrovato il corpo era stato messo in un borsone che probabilmente doveva affondare nel Po "cancellando" ogni traccia, e che invece per puro caso si è arenato sugli scogli che costeggiano il fiume, dove è stata ritrovata da due dipendenti Aipo, che stavano facendo una ricognizione con il motoscafo. Dall'autopsia, è emerso che è stata uccisa a colpi di arma da taglio, forse la stessa utilizzata per le mutilazioni.
La data dell'omicidio della donna risalirebbe, invece, ad un periodo che va da una a tre settimane prima del ritrovamento (4 aprile): dato che fa scartare dunque anche le ipotesi di Isabella Noventa (uccisa nel 2016 ed il cui corpo non è mai stato ritrovato). Anche Saman Abbas è stata esclusa per questo motivo: la 18enne scomparsa da Novellara, in provincia di Reggio Emilia, non si trova dal 30 aprile 2021 e dunque da un intervallo di tempo troppo esteso. Data recente che esclude anche Samira El Attar, la 43enne uccisa a Padova nel 2019 e anche lei dunque troppo indietro con il tempo. Per Andreea Alice Rabciuc, invece, c'è il dna che non corrisponde che ha fatto scartare questa ipotesi.