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Cadavere legato e bendato appeso al guardrail a Trieste, attesa per l’autopsia: “Non ci sbilanciamo”

Continuano le indagini relative al caso del cadavere dell’uomo ritrovato impiccato nella mattinata di domenica scorsa sul guardrail posto ai margini della Grande viabilità cittadina di Trieste. Attesa per i risultati dell’autopsia: “Fino ad allora non ci sbilanciamo”.
A cura di Ida Artiaco
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Continuano le indagini a Trieste sul cadavere dell'uomo ritrovato impiccato nella mattinata di domenica scorsa, sul guardrail posto ai margini della Grande viabilità cittadina (Gvt).

Mentre gli inquirenti stanno visionando le immagini riprese dalle telecamere poste lungo la superstrada, si attendono gli esami dell'autopsia che il pubblico ministero incaricato, Maddalena Chergia, avrebbe già disposto sul corpo dell'uomo, per ricostruire l'esatta dinamica di quanto successo.

"L'ispezione esterna sul cadavere non evidenzia nessun segno di fratture o gesti che possano far pensare ad attività di terzi, però faremo autopsia per essere assolutamente sicuri. Fino all'autopsia non ci sbilanciamo", ha ribadito il procuratore capo di Trieste, Antonio De Nicolo.

Il quale ha aggiunto che "il verbale dell'ispezione esterna è arrivato ieri nel pomeriggio, la collega Chergia lo leggerà questa mattina e penso che tra oggi e domani disporrà l'autopsia che potrà essere eseguita nei prossimi giorni. Confido che entro l'inizio della prossima settimana avremo il verbale di autopsia, avremo le conclusioni definitive per dare la sepoltura a questo pover uomo. Nel contempo spero sia già in buono stato la lettura dei fotogrammi delle telecamere disponibili. Speriamo che anche da lì possa arrivare una risposta".

Il cadavere, bendato e con mani e piedi legati, era stato trovato domenica mattina appeso a una sbarra di protezione dietro al guardrail della superstrada. Secondo le prime informazioni, si tratterebbe di un senzatetto di origine iraniana, nato a Teheran nel 1968. Nelle scorse ore era emerso che prima di morire era stato visitato da un medico volontario dell'Associazione Donk Humanitarian Medicine.

La stessa organizzazione però attraverso una nota ha specificato come: “Quello che è successo in quella sede è vincolato dal segreto professionale e ogni informazione utile stata già condivisa con gli inquirenti".

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