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Cadavere appeso al guardrail, bendato e coi piedi legati: pm archivia come suicidio, era lì da 6 giorni

Archiviata definitivamente come suicidio la morte di Kamran Biria, l’uomo di 55 anni trovato morto appeso al guardrail a Trieste nel settembre scorso. L’autopsia ha confermato che la morte risalirebbe ad almeno 6 giorni prima della data del ritrovamento del corpo.
A cura di Antonio Palma
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La procura di Trieste archivia definitivamente come suicidio la morte di Kamran Biria, l’uomo di 55 anni trovato morto appeso al guardrail con occhi bendati e piedi legati nel settembre dello scorso anno. Lo ha comunicato oggi lo stesso procuratore Antonio De Nicolo anticipando la decisione dei pm inquirenti. La decisione della Procura si basa sulle risultanze investigative emerse nel corso di questi mesi ma soprattutto sulla perizia medico legale post mortem sul corpo dell’uomo.

Le indagini infatti hanno escluso il coinvolgimento di terze persone nella morte dell’uomo, come invece inizialmente si era pensato vista la terribile scena del ritrovamento del cadavere. Il corpo del cittadino iraniano infatti fu trovato lo scorso 24 settembre appeso al parapetto di protezione dietro al guardrail sulla Grande Viabilità Triestina, bendato e coi piedi legati.

Una macabra scena che aveva fatto ipotizzare un omicidio. Inizialmente addirittura si era ipotizzato una possibile tortura, viste le tante ecchimosi, ma l’esame post mortem ha ricondotto tutto al fatto che il cadavere era rimasto appeso per almeno una settimana, prima di essere notato da alcuni operai dal cantiere in allestimento sotto il cavalcavia

L’esame autoptico ha escluso ogni segno di violenza perimortale e definitivamente l'azione violenta di terze persone” ha spiegato il Procuratore. Il 55enne iraniano sarebbe “morto per asfissia meccanica da impiccamento”. L’autopsia, eseguita dai professori Stefano D’Errico e Manuel Gianvalerio e dalla dottoressa Michela Peruch, ha confermato invece che la morte risalirebbe a 6/8 giorni prima della data del ritrovamento del corpo.

A pesare sulla decisione del sostituto procuratore Maddalena Chergia, titolare dell’inchiesta, anche gli accertamenti investigativi sul passato e le condizioni di Kamran Biria, in particolare sulla sua salute mentale. L’uomo infatti aveva avuto una diagnosi di depressione, come testimoniava anche un certificato medico recente che aveva in tasca e che indicava una "sindrome ansiosa depressiva”.

La vittima era una persona "con anamnesi patologica positiva per depressione" hanno spiegato i consulenti della procura, ricordando inoltre che dagli esami anche di tipo radiografico non risultano sul corpo segni di violenza.

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