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Cadavere appeso al guardrail a Trieste, l’autopsia: “Morto per asfissia, escluse violenze di terzi”

È stata eseguita l’autopsia sul corpo di Kamran Biria, trovato lo scorso 24 settembre appeso al parapetto di protezione dietro al guardrail sulla Grande Viabilità Triestina. Il 55enne iraniano sarebbe “morto per asfissia meccanica da impiccamento”. Esclusa quindi la morte violenta causata da altre persone.
A cura di Eleonora Panseri
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Sarebbe morto per "asfissia meccanica" l'uomo iraniano di 55 anni il cui corpo è stato trovato lo scorso 24 settembre appeso al parapetto di protezione dietro al guardrail sulla Grande Viabilità Triestina. I risultati dell'autopsia eseguita ieri, lunedì 9 ottobre, sul cadavere di Kamran Biria sono stati resi noti dalla Procura della Repubblica di Trieste.

Dall'esame autoptico effettuato sarebbe dunque emerso che le cause della morte andrebbero attribuite "ad asfissia meccanica da impiccamento", così da "escludere altre lesioni traumatiche riferibili all'azione di terzi. Nel corso dell'esame autoptico si è proceduto ai prelievi di organi e tessuti per i successivi esami istologici e al prelievo di campione ematico da vena cava inferiore", riferisce ancora la Procura.

Esclusa la morte violenta

Sulla base di queste conclusioni il pubblico ministero ha emesso il nulla osta per la sepoltura della salma. "Sulla base delle conclusioni sopra riportate è possibile fin d'ora escludere la riconducibilità della causa della morte all'azione violenta di terze persone, come era stato invece incautamente e fantasiosamente affermato" subito dopo il rinvenimento del corpo dell'uomo, si legge nella nota della Procura.

Chi era l'uomo trovato appeso al guardrail a Trieste

Dopo una iniziale incertezza anche sull’identità, il corpo trovato appeso al guardarail a Trieste è stato identificata come quello di una persona senzatetto, un cittadino iraniano sui 55 anni. Kamran Biria, nato a Teheran, pare fosse arrivato in città solo da poco tempo. Al momento del decesso indossava scarpe nere, pantaloni e camicia cachi e aveva una maglietta nera con la scritta “Live to ride".

In tasca nessun documento ma biglietti scritti in italiano e in una lingua mediorientale e sopratutto un certificato medico. Secondo quanto riferito dal medico legale subito dopo il ritrovamento del cadavere, la morte sicuramente risaliva ai giorni precedenti, tanto che il corpo aveva anche segni di saponificazione dovuti all'umidità e alla pioggia.

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