Cacciata di casa e insultata dai genitori perché lesbica: aperta inchiesta sul caso di Malika
La procura di Firenze ha aperto un'inchiesta per violenza privata sul caso di Malika Chalhy, la ragazza di Castelfiorentino cacciata di casa dai genitori dopo aver confessato loro di essere lesbica. La giovane, dopo essere stata costretta ad abbandonare la casa dove viveva con il padre, la madre e il fratello lo scorso 4 gennaio, e aver da loro ricevuto una lunga serie di offese e insulti si era rivolta ai carabinieri denunciando l'accaduto.
I carabinieri indagano sulle minacce rivolte dalla mamma a Malika
Ora, a distanza di tre mesi, proprio sulla base di quella denuncia presentata dalla giovane, il pm Giovanni Solinas ha delegato accertamenti per stabilire se siano stati commessi reati. Sotto la lente di ingrandimento dei carabinieri della compagnia di Empoli che stanno indagando sul caso, ci sarebbero le minacce che la mamma ha rivolto a Malika e che la giovane ha testimoniato a Fanpage.it: "Sei uno schifo, lesbica, se ti vedo t'ammazzo. Non mi portare a casa quella p*****a perché le taglio la gola, sei la rovina della nostra famiglia", il contenuto di alcuni messaggi vocali inviati su WhatsApp da sua madre in seguito al coming-out. E ancora: "Ti auguro un tumore, sei la rovina della famiglia, meglio una figlia drogata che lesbica".
La storia di Malika inizia lo scorso gennaio quando, attraverso una lettera, decide di raccontare alla sua famiglia, padre, madre e fratello di tre anni più grande, con i quali vive a Castelfiorentino, di essere omosessuale e di essersi innamorata di una ragazza. Alla notizia la famiglia reagisce cacciandola di casa e insultandola. A metà gennaio 2021, trovandosi senza una fissa dimora e senza la possibilità di recuperare i suoi effetti personali perchè la serratura della porta di casa era stata cambiata, Malika ha sporto denuncia alla polizia. "Se torni ti ammazziamo, meglio 50 anni di carcere che una figlia lesbica", le parole della mamma. La giovane ha ricevuto solidarietà anche dal sindaco del comune in provincia di Firenze che ha spiegato: "I genitori per ora non cambiano idea, non accettano questa cosa – le sue parole – ci vuole del tempo, forse. Intanto ho chiesto alla città il massimo riserbo sulla vicenda: in questo momento potrebbe aiutare".