Burioni spiega perché la variante Omicron è “più buona” solo con chi ha fatto la terza dose
Omicron causa una malattia meno grave? La domanda, mentre la prima ondata di Covid caratterizzata dalla nuova variante è in fase calante, viene posta ripetutamente. A sciogliere i dubbi è il virologo Roberto Burioni, in un intervento a Che tempo che fa su Rai 3: "Il virus è diventato più buono con la comparsa di questa variante? – comincia l'esperto – Per rispondere dobbiamo considerare la patogenicità di un microrganismo, ovvero la sua capacità di causare la malattia nella persona che viene infettata". Poi fa un passo indietro: "Il concetto nasce con i batteri, dove è solitamente legata a caratteristiche ben definite. Ad esempio l'escherichia coli è un batterio intestinale che tutti abbiamo, ma quando acquisisce la capacità di produrre una tossina allora sono guai, perché diventa estremamente patogeno e dà una malattia che può causare la morte".
Tutto questo, però, è ancora più complicato quando si parla di virus, perché "il rapporto che ha un virus con il suo ospite è estremamente complesso". Poi Burioni fa un altro esempio: "Se il virus della poliomielite infettava 500 persone, 499 se la cavavano senza conseguenze, ma una aveva una paralisi e poteva morire". Questo perché "l'elemento di patogenicità di un virus comprende anche le caratteristiche dell'ospite". Per studiarla, spiega il virologo, ci sono due strumenti: "In laboratorio si può vedere come si replica il virus e che malattia dà negli animali, mentre si possono osservare gli effetti del virus sulla popolazione con degli studi epidemiologici".
Sulla variante Omicron sono stati condotti entrambi gli studi: "Sia quelli fatti sulle cellule, sia quelli fatti sugli animali suggeriscono che questo virus possa essere diventato, tra virgolette, più buono – continua Burioni – Gli studi epidemiologici, però, sono molto più complicati, perché se noi vogliamo paragonare il virus che circola oggi a quello che circolava due anni fa dobbiamo dire che è vero che è cambiato il virus, ma anche che è cambiata la popolazione nella quale si diffonde". Dall'inizio della pandemia "sono cambiate le cure, abbiamo nuovi farmaci, e a parte i vaccinati ci sono persone che magari hanno contratto la malattia, sono immuni e neanche lo sanno".
Nonostante queste difficoltà ulteriori, "anche questi studi hanno reso ragionevole l'affermazione che Omicron è molto probabilmente meno patogena delle varianti precedenti, ma è molto più contagiosa". E allora attenzione, continua Burioni, perché "un virus un po' più buono ma molto più contagioso può essere estremamente pericoloso". Poi il virologo spiega: "In Israele Omicron è riuscita a riempire i reparti ospedalieri, negli Stati Uniti l'incidenza di ospedalizzazione è molto alta tra le persone non vaccinate, è bassa tra le persone che sono state vaccinate con due dosi ed è minima tra le persone che sono state vaccinate con tre dosi".
Insomma, la domanda è una: "E allora per chi è poco pericolosa Omicron? Per chi ha fatto tre dosi di vaccino – risponde Burioni – La protezione dal ricovero degli ultracinquantenni che hanno fatto la terza dose è del 95%. Al momento il vaccino fornisce una protezione eccezionale contro la malattia grave". In conclusione "possiamo dire che Omicron è più buona, ma la sua alta contagiosità la rende ancora abbastanza cattiva da riempire gli ospedali di persone non vaccinate – spiega il virologo – Una grandissima parte dei morti che contiamo ogni giorno potrebbe essere evitata con la vaccinazione".