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Bruxelles brucia e gli Usa ballano il tango

Le Monde pubblica un rapporto in cui si indicano i numerosi avvertimenti che i miliziani anni Assad hanno inviato alla Cia e al Pentagono sulla situazione in Medio Oriente. Alcune vittorie dell’Isis avrebbero potute essere disinnescate quando tutto era molto più semplice. E Obama dovrebbe dare alcune risposte.
A cura di Giulio Cavalli
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Sfortunato, Obama, non c'è che dire: avrebbe potuto avere tutte le copertine del mondo con il suo storico approdo a Cuba o con i suoi ultimi passi di tango in terra argentina e invece il mondo gli ha girato la faccia per godersi lo "spettacolo" del terrore a Bruxelles. Eppure, al di là delle parole di circostanza, sono in molti a chiedersi perché sia calato il silenzio sulle responsabilità americane nell'avanzamento dell'ISIS.

Il 16 marzo Le Monde ha pubblicato un lungo articolo in cui viene citato un elenco di segnali opportunamente inviati alla CIA da parte delle forze anti Assad regolarmente ignorati. Forse se gli USA avessero dimostrato con il nascente Stato Islamico la stessa prontezza che ha per la partecipazione al lutto la situazione oggi sarebbe diversa.

I manifestanti della rivolta anti Assad a Damasco, si legge nel rapporto, sarebbero stati isolati e accerchiati dalle forze jihadiste del Fronte Al-Nosra e dell’organizzazione dello Stato Islamico, gli USA furono avvisati per tempo ma decisero di non intervenire: allo stesso modo nulla si è mosso mentre i Paesi del Golfo intervenivano nel disordine siriano adducendo motivi religiosi per coprire interessi economici (il rapporto documenta anche i flussi di denaro e i rifornimenti di armi ai gruppi jihadisti).

Gli Stati Uniti hanno seguito passo dopo passo il rafforzarsi dell'Isis senza mai dare segnali di vicinanza all'Esercito Libero Siriano che, dice il rapporto, ha atteso inutilmente un intervento americano dandolo quasi per scontato. Quello sparuto e disorganizzato gruppo di uomini ha potuto godere di tutto il tempo necessario per strutturassi, guadagnare territori e imbastire la propaganda che ha spinto all'arruolamento anche foreign fighters provenienti dall'Europa.

Tra le carte compaiono, infatti, anche i messaggi inviati al Pentagono e alla CIA in cui si avvisava del convoglio dell'Isis in direzione di Palmira (che verrà conquistata, infatti, nel giugno del 2015) ben dieci giorni prima dello scontro a fuoco. Risulta strano immaginare per qualche motivo gli USA sempre prodighi di "esportazioni di democrazia" non abbiano sfrutta il tempo a disposizione (e l'agevole conformazione del terreno, adatto ad un attacco di precisione) per fermare il convoglio militare dell'Isis.

Insomma, non tiene la posizione degli USA che si limitano al cordoglio, i proclami e i consigli (come quello di "non andare in Europa"): per combattere il terrorismo è indispensabile avere la lucidità, l'intelligenza e la forza di riconoscere i propri errori la comunità internazionale non può fingere di accorgersi solo ora del pericolo imminente. I fatti riportati da Le Monde sono le prove incontrovertibili di ciò che sapevamo da tempo: l'inerzia (degli USA in testa) è stata una scelta presa nonostante gli elementi a disposizione. E Obama non può pensare di liquidare il problema con un mezzo passo di tango.

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Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Collaboro dal 2013 con Fanpage.it, curando le rubriche "Le uova nel paniere" e "L'eroe del giorno" e realizzando il format video "RadioMafiopoli". Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.
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