“Brusca mi ha scritto che, con buona volontà, la partita con Cosa Nostra si può chiudere”
Luigi Li Gotti è l'ex avvocato di Giovanni Brusca. Quando lo incontriamo a Roma, a casa sua, Brusca è stato scarcerato per fine pena. Poco prima di lasciare il carcere l'ex boss di Cosa Nostra, oggi collaboratore di giustizia, ha inviato una lettera al suo ex difensore.«Una lettera normale», commenta Li Gotti mentre la mostra a Fanpage.it chiedendo però di non riprenderla. Scritta a fine aprile, tra la delusione per il campionato di Serie A e i saluti all'avvocato che ne ha seguito le vicende giudiziarie, contiene una considerazione, che Li Gotti interpreta e spiega durante l'intervista.
Prima mi ha fatto leggere la lettera che le ha inviato Brusca.
«Io a lei ovviamente, per motivi di ovvia riservatezza, ho fatto leggere l'ultima lettera che mi ha scritto Brusca. Si dice da parte di Brusca che con una buona volontà, si potrebbe chiudere la partita con Cosa Nostra. Ma ci vuole una forte volontà politica per fare questo. E poi si parla di sport, di calcio essendo tifosi antagonisti. Una lettera normale, ma chiaramente è una lettera di chi è al di fuori da determinate logiche, parla chi è al di fuori da un mondo».
Giovanni Brusca è l'uomo che ha azionato il telecomando che innescò la strage di Capaci, in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, sua moglie e la scorta. In carcere ha poi deciso di collaborare con lo Stato.
«Ha riconosciuto, non poteva negarselo, doveva prenderne coscienza, l'enorme gravità dei fatti commessi. Nel carcere a un certo punto dimostra questa sua intenzione di collaborare con la giustizia. Lo fa per un calcolo, lo fa perché c'era stato un suo percorso interiore, non lo sappiamo la legge non prevede il pentimento. La legge prevede la collaborazione cioè il contributo effettivo, rilevante, che lo Stato può ottenere da chi parla e che parla di delitti. Di quelli commessi da lui, di quelli ordinati da lui, di quelli commessi da altri. Cioè una legge sul modello americano».
La sua scarcerazione per fine pena, dopo 25 anni di detenzione, ha destato diverso scalpore.
«Brusca è responsabile di crimini efferati, tremendi. Forse dei più significativi e pesanti crimini commessi da Cosa Nostra e quindi ha fatto scalpore l'applicazione del nostro codice. Comprensibilissimo questo fatto da parte dei familiari delle vittime la cui indignazione, rabbia, la sfiducia verso lo Stato… i familiari delle vittime hanno sacrosanto e legittimo diritto a vivere questa applicazione della legge, come un oltraggio alla loro vita di sofferenze. Diverso è il discorso della politica».
Che intende?
«La politica dovrebbe essere più rispettosa delle leggi che se vuole può cambiare. Cambi il codice, cambi la legge sui collaboratori se ritieni. Fa questi piaceri a Cosa Nostra, perché se lo Stato è riuscito a sconfiggere quanto meno l'ala militare di Cosa Nostra, lo si deve alla collaborazione di mafiosi che hanno raccontato, che hanno messo lo Stato in condizione di fare processi e condannare».