Bruno Modenese morto con naso e zigomi fratturati. C’è un terzo indagato: un medico dell’ospedale
Sale a tre il numero degli indagati per la morte di Bruno Modenese, paziente psichiatrico 45enne, morto il 19 settembre in circostanze tutte da chiarire al Civile di Venezia. Tre giorni prima l'uomo, che abitava nell'isola di Pellestrina ed era paziente in cura al Centro di salute mentale dell'Ulss 3 Serenissima, era entrato in ospedale con le sue gambe per un ricovero volontario.
Nel registro degli indagati c'erano i nomi di due persone, di 29 e 45 anni, entrambi residenti nel Veneziano, non si tratta però di infermieri. A loro si aggiunge quello di un medico psichiatra di 59 anni in turno la sera in cui gli eventi sono degenerati. L'ipotesi di reato è di omicidio preterintenzionale causato da lesioni in un tentativo di contenimento, mentre il dottore stava facendogli un'iniezione di sedativo.
I familiari sono convinti infatti che qualcuno lo abbia picchiato (aveva il setto nasale rotto, lividi al volto e uno zigomo fratturato, come si evince dalla denuncia presentata dalla famiglia) forse per calmarlo visto lo stato di agitazione in cui si trovava provocandone — non volendo — la morte
Il sostituto procuratore ha incaricato il medico legale di effettuare una consulenza completa con l'autopsia in programma il 5 ottobre. I magistrati vogliono capire se effettivamente i sanitari abbiano procurato lesioni mortali al 45 paziente. Gli indagati potranno partecipare con i propri periti all'esame autoptico e agli altri esami che chiariranno la causa del decesso.
Dal canto suo, la famiglia Modenese ha nominato come propri consulenti due medici legali, uno psichiatra e un neurochirurgo.
"Si sta confermando quanto sospettavamo fin dal primo momento delle lesioni così gravi non possono essere provocate solo da due persone. Infatti sono certo che l’inchiesta si allargherà ancora a ‘macchia d’olio' e quindi attendiamo con fiducia, e con calma, il lavoro della magistratura" è lo sfogo di Emanuele Modenese, fratello maggiore di Bruno.
C’è un altro aspetto da chiarire stando al racconto dei familiari. "Hanno tentato di coprire i fatti – prosegue Emanuele Modenese – non dicendoci la verità e mentendo fino all’ultimo. Inizialmente ci hanno detto che non sapevano niente. Ma io ho dei messaggi, che sono già stati consegnati alla magistratura, in cui il primario della Rianimazione ci dice chiaramente che mio fratello è arrivato lì già con fratture multiple e in fin di vita".