Bruciata dall’ex, dopo più di un anno in ospedale Antonietta Rositani torna a casa
"Mi sento felice di essere tornata a casa, di aver svegliato stamattina mio figlio, di essermi svegliata con mia figlia a fianco. Di vedere dal balcone il cielo, le altre case, la pioggia. Mi sento felice di aver preso il caffè a casa, di aver visto mio papà stamattina. Che dire, mi sento felice e rendo grazie a Dio per questo miracolo bello". Maria Antonietta Rositani, la donna bruciata viva dal marito l'11 marzo del 2019, dopo oltre un anno di cure e interventi, ha lasciato l'ospedale di Reggio Calabria ed è finalmente tornata a casa.
Diciotto mesi di ospedale
È stata lei stessa a darne notizia su Facebook postando la prima foto scattata a casa con sua figlia Annie. Antonietta, che cammina con una stampella, sta ancora affrontando un lungo percorso di riabilitazione, ma finalmente ha potuto lasciare il letto d'ospedale dove è stata costretta per 20 mesi dal ricovero. Antonietta è stata data alle fiamme nella sua auto dall'ex Ciro Russo, al culmine di un inseguimento terminato davanti alla scuola elementare frequentata da suo figlio minore, il cui affido si sarebbe dovuto discutere davanti a un giudice quella mattina.
Il tentato femminicidio
Antonietta era seduta nell'auto con il cagnolino di famiglia, Diuk, quando il Russo l'ha cosparsa di benzina e le ha dato fuoco. Il cucciolo è morto tra le fiamme. Antonietta è riuscita a fuggire e ha spento parte delle fiamme con l'acqua di una pozzanghera. Sebbene abbia avuto la forze e la lucidità di salvarsi, chiamando addirittura da sola i soccorsi, è rimasta gravemente ustionata. Il suo calvario, iniziato al Policlinico di Bari, dove è rimasta ricoverata finché il coronavirus non l'ha costretta al trasferimento nella vicina Reggio, è durato diciotto mesi.
L'ex condannato
Nel frattempo il Russo, che per compiere il tentato femminicidio aveva violato i domiciliari e guidato per 500 chilometri, è stato condannato in primo grado a 20 anni di carcere per tentato omicidio aggravato. L'episodio dell'11 marzo è il culmine di una serie di maltrattamenti in famiglia iniziati durante il matrimonio e durati per anni nonostante le denunce di Maria Antonietta.