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“Bruciamola”, i messaggi in chat a una 13enne. La mamma: “Non accettata per una questione di genere”

Vittima di cyberbullismo una studentessa di 13 anni del Modenese. A porre fine ai comportamenti delle compagne di classe la Polizia Postale. La mamma: “Mia figlia non è stata accettata dagli altri probabilmente anche per una questione di ‘genere'”.
A cura di Susanna Picone
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Quella che arriva dal Modenese è la storia di una ragazzina di 13 anni vittima di cyberbullismo. Una ragazzina che frequenta la terza media e che è stata vittima di odio su una chat in cui si ha la possibilità di insultare e denigrare senza essere individuati.

Una chat in cui la tredicenne ha scoperto di essere finita nel mirino dei bulli, a bombardarla di messaggi d’odio sarebbero state le sue compagne di classe che pare l’avessero presa di mira poiché “diversa” dagli altri.

“È accaduto tutto lo scorso anno – ha raccontato la mamma della tredicenne al Resto del Carlino – mia figlia era convinta che quei messaggi indirizzati a lei, in cui veniva fatto il suo nome fossero stati scritti dalle compagne di classe e abbiamo scoperto che effettivamente la responsabile era proprio una di loro. Mia figlia ne era venuta a conoscenza poiché le amiche, a scuola, le avevano mostrato gli screenshot e glieli avevano mandati. Frasi contenenti offese pesanti come macigni”.

Le scrivevano parole come “Bruciamola”, e anche: “Meglio vederla morire dissanguata”. “Mia figlia si veste in modo diverso, ascolta musica diversa e questo probabilmente ha influito. Ma non è stata accettata dagli altri probabilmente anche per una questione di ‘genere’”, ha detto ancora la donna spiegando quanto la ragazza è stata male e si è isolata da tutti per quanto le è accaduto.

I genitori si sono rivolti ad altri genitori e alla collaboratrice di classe. “Tutti sono stati molto collaborativi e ci hanno supportato ma, subito dopo, ci siamo rivolti alla polizia postale per sporgere denuncia. La denuncia non è andata avanti poiché la polizia postale ha preferito parlare direttamente ai ragazzi. Ora la situazione è molto migliorata”.

Venuti a conoscenza di quanto accaduto, gli agenti avrebbero infatti parlato con gli studenti, spiegando la pericolosità di questi gesti e il fatto che, seppur minori, ci sarebbero potute essere conseguenze.

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