Brindisi, 18 giorni dopo l’attentato cala il silenzio: cosa è successo?
Dalla mattina del 19 maggio, quando alle 7.45, dinanzi a una scuola di Brindisi una bomba ha ucciso una ragazza di 16 anni (e ne ha ferite altre cinque), qualcosa è cambiato in quella città e nell’intero Paese. L’indignazione e la rabbia per un gesto così assurdo è stata tale che immediatamente, forse per la prima volta in maniera così massiccia, tantissime città italiane si sono mobilitate, sono scese in piazza con i loro striscioni per Melissa Bassi, contro chi ha deciso di interrompere crudelmente la sua vita. Un nemico che per molti, nelle ore immediatamente successive all’attentato alla Morvillo-Falcone, si chiamava mafia ma che del quale oggi, dopo oltre due settimane dalla bomba, non si sa praticamente nulla.
Manca ancora la svolta nelle indagini che tutti aspettano – Le indagini per scovare il colpevole, soprattutto all’inizio, sono state intense, al punto tale da portare in caserma gente ritenuta responsabile dei fatti, additata da Brindisi e non solo come colpevoli, e poi rilasciata perché assolutamente estranea. Abbiamo visto le immagini del killer, o almeno di colui che, ripreso dalle telecamere di sicurezza di un chiosco nei pressi della Morvillo-Falcone, sembra aver azionato quel telecomando che ha poi innescato la bomba. Quelle immagini sono ancora al vaglio degli investigatori che, però, non hanno dato più alcuna informazione utile per scovare il colpevole. “Per le indagini serve pazienza”, l’ha detto il Ministro per la Cooperazione internazionale e per la gioventù, Andrea Riccardi, che ha incontrato gli studenti brindisini e ha parlato dell’attentato. Viene da più parti sottolineato il coraggio di quei giovani, rimasto nella memoria del Paese all’indomani dell’attentato, mentre si attende una svolta che ancora non c’è.
Qual è la pista investigativa sulla quale si lavora? – Prima era la mafia, poi il terrorismo, forse il gesto di un pazzo isolato o ancora l’attentato premeditato compiuto da più persone. Magari una vendetta nei confronti delle studentesse della Morvillo-Falcone. Si è detto tanto in questi giorni, spesso non si accennava più alla mafia ma allo stesso tempo veniva detto che nessuna pista andava esclusa. Ad oggi l’ultima “rassicurazione” del capo della polizia, Antonio Manganelli, è che nell’attentato alla Morvillo-Falcone sono da escludere responsabilità della criminalità organizzata e della Federazione anarchica informale, di cui tanto anche si è parlato in questi ultimi tempi a proposito di altri atti terroristici, la vera minaccia che può offendere il Paese dal punto di vista di Manganelli. Escludiamo dunque di nuovo la mafia, insieme alla Sacra Corona Unita che, lo rivela lo stesso Manganelli, il giorno della tragedia mandò un telegramma di solidarietà alla famiglia di Melissa Bassi. Il messaggio era chiaro: “Noi non c’entriamo”.
Né mafia, né anarchici della Fai. Quindi chi ha messo la bomba? – L’altra rassicurazione di Manganelli ha il sapore di una promessa, da fare ai brindisini e all’intero Paese. La Fai non è stata e, anzi, il capo della polizia dice di far fatica a immaginare che sia opera loro un attentato così vigliacco (gli anarcoinsurrezionalisti fanno attentati per poterli rivendicare) che uccide una 16enne e ne ferisce altre. Ma una cosa è certa, “lavoreremo ancora di più, arriveremo a chi è stato e scopriremo la matrice dell’attentato”. Intanto oggi sono usciti i dati dell’attività della questura di Brindisi a proposito dell’attentato: circa 1400 persone sono state controllate e 32 perquisizioni eseguite. Si apprende che questa attività è stata svolta da decine di equipaggi volanti della questura supportati da altri equipaggi del Reparto prevenzione crimine Puglia: oltre cento uomini che presidiano ogni giorno la provincia di Brindisi, un servizio che osserva gli studenti, monitora persone e veicoli, esegue controlli mirati su soggetti di elevata caratura criminali e che ha consentito di denunciare 28 persone per reati contro il patrimonio e la persona e di arrestarne una.
Arriveremo a sapere chi è stato – Insomma, forse la dimostrazione che qualcosa si muove e che il lavoro per arrivare al responsabile della morte di Melissa va avanti, anche tra silenzi e contraddizioni. La speranza è che si possa giungere presto al vero colpevole dimenticando, così, anche le “molte sciocchezze” che lo stesso Manganelli ha detto di aver sentito a proposito della matrice dell’attentato.