Bossetti, l’avvocato scopre le carte: “Sui vestiti di Yara la chiave della sua innocenza”
Il 26 maggio scorso la Corte d'Assise di Bergamo ha negato alla difesa di Massimo Giuseppe Bossetti l'autorizzazione a visionare alcuni reperti. L'avvocato Claudio Salvagni, difensore del muratore di Mapello, ha risposto ad alcune domande sul caso.
In questi giorni si è parlato dell'ennesimo no alla ricognizione dei reperti. Cosa sta accadendo?
"La Corte ha emesso un provvedimento molto strano, non so come spiegarglielo altrimenti".
Cominci dall'inizio.
"In data 27 novembre 2019 siamo stati autorizzati a una serie di attività di indagine, compresa quella sul DNA".
L'esame che chiedete da sei anni?
"Esatto.
Poi cosa è successo?
"Il 2 dicembre scorso il presidente della Corte ha preso un altro provvedimento dove dice che l'autorizzazione concessa deve riferirsi alla ricognizione dei reperti (ovvero all'osservazione)".
Guardare e non toccare.
"Già, ma non lo ha inviato a noi bensì al responsabile dell'Ufficio corpi di reato. In data 9 dicembre abbiamo mandato una prima istanza dove chiediamo in che modalità (dove, quando e come) ci sarà concesso effettuare quell'operazione".
Non ricevete risposta.
"Precisamente. Il 15 gennaio la Corte confisca i reperti che avremmo dovuto esaminare."
Quali sono i reperti in cui cercate una risposta?
"Gli slip, i leggins, il reggiseno, la maglietta, il giubbotto, le scarpe, le calze. Tutti gli indumenti della povera Yara Gambirasio. Il 4 marzo avanziamo un'altra istanza non abbiamo ancora risposta. Il 30 aprile inviamo un'altra istanza. E infine, il 26 maggio la Corte emette questo provvedimento dove dice che la nostra domanda è inammissibile".
Scusi, ma non avete avuto modo di esaminarli già durante il processo?
"Noi mai esaminati questi reperti mai neppure una volta".
Che vuole dire inammissibile?
"È quello che ci chiediamo, visto che eravamo stati autorizzati".
Massimo Bossetti come ha preso questo no?
"Lui è disperato si sente vittima di una grande ingiustizia".
La vostra prossima mossa?
"La nostra prossima mossa è strappare questo diritto sacrosanto a esaminare i reperti, cerchiamo di capire come".