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Bossetti lascia l’isolamento: presunto killer di Yara in cella con altri detenuti

La decisione del pm è arrivata nel giorno del compleanno di Bossetti. Intanto oggi i suoi difensori presenteranno ricorso in Cassazione per la scarcerazione.
A cura di Susanna Picone
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Massimo Giuseppe Bossetti, il muratore di Mapello arrestato lo scorso 16 giugno con l’accusa di aver ucciso Yara Gambirasio, dopo oltre quattro mesi ha ricevuto la revoca del regime di isolamento in cui si trovava dal giorno del suo fermo. La decisione, che è stata presa di sua iniziativa dal pm Letizia Ruggeri, è arrivata nel giorno del 44esimo compleanno di Bossetti, il quale per l’occasione ha ricevuto una lettera dai genitori e la visita in carcere della moglie e dei figli. Bossetti si trovava in isolamento nel carcere di via Gleno a Bergamo non per una misura punitiva, quanto piuttosto per una forma di protezione considerato il reato di cui è accusato e dunque le eventuali ritorsioni da parte di altri detenuti. Anche per questo non sarà semplice trovare una nuova collocazione al presunto killer della ragazzina di Brembate Sopra. Probabilmente, da quanto trapela, Massimo Giuseppe Bossetti finirà nel reparto “protetti”, cioè nelle celle in cui si trovano i detenuti accusati di reati sessuali di vario tipo, dalla pedofilia allo stupro, o comunque di crimini per i quali potrebbero essere esposti a ritorsioni da parte di altri compagni di carcere.

Bossetti, oggi il ricorso in Cassazione

Oggi, intanto, gli avvocati difensori di Massimo Giuseppe Bossetti, Silvia Gazzetti e Claudio Salvagni, presenteranno al Palazzo di giustizia di Brescia ricorso in Cassazione contro l'ordinanza con cui il Tribunale della Libertà ha nelle scorse settimane confermato la custodia cautelare in carcere per il presunto killer di Yara Gambirasio, dopo il primo no del Gip di Bergamo. Nel frattempo un consulente della difesa, il criminologo Ezio Denti, ha lanciato la tesi secondo cui la piccola Yara Gambirasio non sarebbe stata uccisa a Chignolo d’Isola, il campo in cui è stata ritrovata tre mesi dopo la sua scomparsa da Brembate Sopra, ma in un altro luogo e sarebbe poi stata trasportata lì da più persone. Secondo il criminologo ci sarebbero ancora molti punti da chiarire nel delitto Gambirasio e, a suo dire, il Dna da solo non può bastare.

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