Bossetti, il furgone davanti alla palestra di Yara. Lui: “Passavo sempre di lì”
E’ passato esattamente un mese da quando Massimo Giuseppe Bossetti è entrato in quella di cella di isolamento del carcere di Bergamo. 30 giorni da quando è finito in via Gleno con la pesante accusa di aver ucciso Yara Gambirasio. Un mese esatto passato nella casa circondariale da cui continuava a proclamare la sua innocenza. Eppure ci sarebbe quella prova regina: il Dna. Anche se ad aggravare la sua posizione ci sono almeno due filmati sequestrati dagli inquirenti. Il primo è quello davanti alla Banca Credito Cooperativo in via Rampinelli a Brembate di Sopra, a poche decine di metri da casa Gambirasio, e il fotogramma che ha attirato l’attenzione degli investigatori è delle 18.12. Per quanto le immagini siano poco nitide, si distingue un furgone molto simile all’Iveco Daily verde chiaro di Bossetti.
Il filmato del furgone davanti alla palestra di Yara
Ma il filmato al quale gli inquirenti danno maggior peso è quello registrato dalla telecamera della stazione di servizio Shell, in via Bruno Locatelli, proprio di fronte al centro sportivo frequentato da Yara. Riprende un mezzo identico a quello del presunto assassino alle 18.01 di venerdì 26 novembre 2010. Quaranta minuti prima che la 13 enne lasciasse la palestra e venisse caricata dal suo killer. “Non capisco tutta questa attenzione alle telecamere. E se anche avessero ripreso il mio furgone? Passavo sempre da lì”, è stato lo sfogo del carpentiere di Mapello. Bossetti si sarebbe dunque difeso affermando che quella di via Locatelli che era la strada alternativa che percorreva per tornare a casa, dal cantiere di Palazzago dove lavorava in quel periodo. Quel giorno, è la ricostruzione del presunto assassino di Yara Gambirasio, aveva lasciato il lavoro verso le 17.30, poi era passato per Brembate Sopra per evitare il traffico della strada statale Briantea ed era andato dritto a casa.