Bossetti condannato per l’omicidio di Yara, la difesa: “Ha perso ancora il diritto”
Nella serata di venerdì 12 ottobre la Corte di Cassazione ha confermato l'ergastolo per Massimo Giuseppe Bossetti, il muratore di Mapello condannato in primo e secondo grado per l'omicidio di Yara Gambirasio, la tredicenne di Brembate di Sopra il cui corpo venne trovato il 26 febbraio 2011 in un campo a Chignolo d'Isola, nel Bergamasco. La prima sezione penale della Cassazione, presieduta da Adriano Iasillo, ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla difesa di Massimo Bossetti, condannando l'imputato al pagamento delle spese legali. La Cassazione ha anche dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla procura generale di Brescia contro l'assoluzione dal reato di calunnia per Bossetti.
L'amarezza dell'avvocato di Bossetti: "Ha vinto il sistema" – Uno dei difensori di Bossetti, l’avvocato Claudio Salvagni, subito dopo la sentenza che ha confermato l’ergastolo per il suo assistito ha detto di continuare a credere che non sia stato lui a uccidere Yara Gambirasio. “Leggeremo le motivazioni. Le decisioni si rispettano e si impugnano nelle sedi opportune. In questo momento dobbiamo solo piegarci a questa sentenza, ma continuiamo a credere che Massimo sia innocente”, così Salvagni aggiungendo anche che a suo dire “il processo mediatico nuoce”. “Ci voleva molto coraggio a prendere una decisione contro la sentenza d'appello”, ha dichiarato l’avvocato. E poi ancora, ascoltato da Askanews, Salvagni ha parlato di un processo durante il quale “ancora una volta ha perso il diritto”. “Abbiamo osato andare contro il sistema e il sistema ha vinto”, ha detto esprimendo il suo rammarico per la sentenza della Corte di Cassazione.
No della Cassazione alla richiesta di una super perizia – Resta l’amarezza per il no della Suprema Corte alla richiesta della “super perizia”, respinta in tutti i gradi di giudizio, ma ritenuta dalla difesa decisiva per sciogliere ogni dubbio sulla prova “regina”, quella del dna. Una prova da sempre contestata dalla difesa del muratore perché quella traccia genetica, accanto a dna nucleare attribuito a Bossetti, presentava anche dna mitocondriale rimasto ignoto. “Non si è voluto sciogliere questo dubbio – ha spiegato ancora l’avvocato Salvagni – Ieri abbiamo sentito ancora una volta il pg della Cassazione magnificare il lavoro dei Ris di Parma che sono bravi, i primi della classe e perciò il loro lavoro non si può mettere in dubbio. Ha vinto il sistema”. L’avvocato Salvagni non ha ancora avuto modo di parlare faccia a faccia con Bossetti, che è detenuto dal giugno 2014 nel carcere di Bergamo.