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Borsetta vuota e sacchi di plastica in testa, su Liliana Resinovich si fa largo l’ipotesi suicidio

Per i pm al momento non si può privilegiare l’omicidio rispetto al suicidio, per questo è stata autorizza la sepoltura di Liliana Resinovich ma non la cremazione.
A cura di Antonio Palma
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Liliana Resinovich
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Aveva una borsetta a tracolla ma completamente vuota Liliana Resinovich, la donna trovata morta in un boschetto a Trieste il 5 gennaio scorso dopo essere sparita di casa il 14 dicembre in circostanza ancora non chiarite. È l’ennesimo mistero davanti al quale si sono trovati gli inquirenti del capoluogo giuliano che indagano sulla misteriosa morte della pensionata 63enne. Secondo quanto ricostruito finora, il giorno della sua scomparsa l’ex dipendente della Regione Friuli era uscita di casa poco dopo il marito come hanno confermato alcuni testimoni ma quella mattinata stranamente la donna ha lasciato a casa entrambi i suoi due cellulari dai quali non si separava mai.

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Caso Resinovich Pm: “Non si può privilegiare l’omicidio rispetto al suicidio”

In questo contesto appare ancora più strano che la donna si sia mesa a tracolla una borsetta ma completamente vuota, così come è stata trovata al momento della scoperta del cadavere. Un mistero che si aggiunge al già intricato giallo che nemmeno l’autopsia sulla salma di Liliana Resinovich è riuscita finora a chiarire. Proprio i risultati dell’esame post mortem hanno portato a rivalutare una ipotesi che in un primo momento appariva marginale come quella di un suicidio. “Non si può privilegiare l’omicidio rispetto al suicidio” ha spiegato infatti il Procuratore di Trieste. Gli inquirenti al momento comunque non escludono nulla visto che il corpo della donna non aveva segni evidenti di violenza ma quando è stato rinvenuto, in una zona isolata di un boschetto poco distante dalla sua abitazione, aveva in testa due sacchetti neri della spazzatura ma aperti e la testa infilata in due buste chiuse al collo ma non strette.

Liliana Resinovich e il marito Sebastiano Visentin
Liliana Resinovich e il marito Sebastiano Visentin

Autorizza la sepoltura di Liliana Resinovich ma non la cremazione 

Il medico legale nella perizia dopo l’autopsia non ha fatto riferimento a ferite e non ha citato né uno strozzamento né l’asfissia. Elementi che spingono a pensare a qualcosa di altro dietro la morte di Liliana Resinovich come un avvelenamento o comunque l’assunzione di sostanze stordenti precedente alla morte, volontario o indotto. Da questo punto di vista molte speranze sono riposte nei risultati dell’esame tossicologico, attesi nei prossimi giorni. Le indagini intanto proseguono con interrogatori e analisi scientifiche su indumenti, borsetta, sacchi e altro materiale ritrovato nell’abitazione della donna. La stessa Procura al momento si riserva ogni altro esame possibile, anche sul cadavere, e infatti, insieme al nulla osta con il quale si autorizza la sepoltura della 63enne, è stato vietata la cremazione del copro di Liliana Resinovich. I funerali della donna si svolgeranno in forma privata, ma al momento non è stata ancora indicata una data.

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