Il 19 luglio ha deciso di onorarlo nell'unico modo in cui riesce a riconoscersi nel giorno in cui 25 anni fa suo padre, Paolo Borsellino, morì sotto quella maledetta bomba di via D'Amelio e sotto 25 anni di macerie a forma di silenzi, depistaggi e interessi sporchi: Fiammetta Borsellino, ultimogenita del magistrato Paolo, il suo 19 luglio l'ha trascorso guardando dritto negli occhi i membri della Commissione Antimafia e ribadendo quanto detto nelle interviste dei giorni scorsi (a Fanpage e al Corriere della Sera). È la prima volta che Fiammetta passa il 19 luglio a Palermo, interrompendo la tradizione di commemorare il padre lontano dai riflettori. "25 anni di schifezze e menzogne", come li ha definiti lei, le hanno imposto di alzare la voce. E così la commemorazione è diventata indomita. Finalmente.
"Sono stati buttati via 25 anni, anni di pentiti costruiti con lusinghe o torture", ha detto Fiammetta Borsellino dopo l'incontro di oggi con la Commissione Antimafia. "Chiedo scusa, anche pubblicamente e anche per conto di chi non l'ha fatto e avrebbe dovuto, per uno dei piu' colossali errori giudiziari commessi. Chiedo scusa – dice Fiammetta Borsellino – a innocenti che sono stati condannati all'ergastolo": il riferimento è alle condanne annullate dalla Corte d'Assise di Catania che pochi giorni fa ha assolto 11 persone ingiustamente condannate per la strage (tra cui il falso pentito Vincenzo Scarantino) e che ha di fatto riazzerato tutto ciò che era stato fatto dalla Procura di Caltanissetta. "Questo abbiamo avuto: un balordo della Guadagna come pentito fasullo e una Procura massonica guidata all’epoca da Gianni Tinebra che è morto, ma dove c’erano Annamaria Palma, Carmelo Petralia, Nino Di Matteo, altri…", aveva detto nei giorni scorsi Fiammetta Borsellino.
"In questi 25 anni dalla strage ci doveva essere una vigilanza maggiore sui processi e sulle indagini fatte", dice Fiammetta. E a Rosi Bindi e agli altri membri della Commissione ha consegnato, come aveva promesso di fare, un faldone di documenti processuali e investigativi che avrebbero meritato una maggiore attenzione in fase d'indagine: uesti anche la lettera dell'allora pm Ilda Boccassini, applicata alla Procura di Caltanissetta, che esprimeva dubbi sull'attendibilità di Vincenzo Scarantino, lo stesso Scarantino poi rivelatosi un falso pentito. Del resto proprio Fiammetta aveva già raccontato come fin da subito le indagini si rivelarono superficiali e disattente: nella sua intervista al Corriere ha ricordato come sulla borsa del padre (da cui tra l'altro è sparita la famosa agenda rossa in cui Borsellino teneva tutti i suoi appunti) non fu nemmeno disposto l'esame del dna e come sul luogo dell'attentato non furono adottate le più elementari procedure sulla scena del crimine: "su via D’Amelio passò la mandria dei bufali", dice.
Così questo 19 luglio 2017 smette di essere a disposizione delle solite e stanche manifestazioni retorica e diventa finalmente la pretesa smodata di verità. Ché di verità non ce n'è mai abbastanza ma su via D'Amelio sembra non esserne arrivata nemmeno una briciola. Come Salvatore Borsellino (il fratello di Paolo che da anni con la sua associazione "Agende Rosse" continua a chiedere verità e giustizia), come Rita Borsellino, ora anche Fiammetta ha deciso di "riprendersi" la memoria di suo padre strappandola ai troppi che continuano fintamente a "commemorare" una storia che prima andrebbe raccontata. Perché la memoria va esercitata, prima che commemorata.
Al termine dell'audizione Fiammetta Borsellino, che ha ricordato l'interesse investigativo del padre sulle commistioni mafia-appalti ha detto: "mi aspetto ora che ognuno faccia la propria parte". Anche noi.