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Borgotaro, la “misteriosa” puzza e il paese non respira più: “Viviamo chiusi in casa”

La vita è diventata impossibile per gli abitanti di Borgo Val di Taro (Parma) dove lo scorso 21 aprile oltre 700 persone sono scese per strada in segno di protesta. Il motivo? Dall’autunno del 2016 “non possiamo più aprire le finestre di casa”, spiega una residente. Gli strani odori nell’aria sono molto spesso accompagnati da mal di gola, nausea e irritazioni alla pelle.
A cura di Beppe Facchini
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Strani odori nell’aria a Borgo Val di Taro, piccolo comune montano in provincia di Parma, al confine fra Emilia-Romagna e Liguria, dove lo scorso 21 aprile oltre 700 persone sono scese per strada in segno di protesta. Il motivo? Dall’autunno del 2016 "non possiamo più aprire le finestre di casa", spiega una residente, in quanto in diverse zone del paese (circa 7.000 abitanti) ogni giorno si sente una puzza insopportabile. Una puzza in grado persino di "far stramazzare un cavallo", sottolinea un’altra signora del posto, la quale racconta inoltre che, come se non bastasse, gli strani odori nell’aria sono molto spesso accompagnati da mal di gola, nausea e irritazioni alla pelle.

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A cosa sia dovuta questa situazione nessuno lo sa ancora con certezza, ma in tanti, da queste parti, puntano il dito sullo stabilimento per lastre ceramiche inaugurato a fine 2016 dalla Laminan, azienda con sede a Fiorano Modenese, che nel 2015 è arrivata sugli Appennini rilevando lo stabilimento dalla concorrente turca Kale e salvando così centinaia posti di lavoro. "Non siamo gli unici attivi nel territorio da quel momento" risponde a distanza il direttore dello stabilimento Gilberto Rabitti, aggiungendo: "Se c’è un problema va cercato là dove è, ma non nei nostri camini".

I controlli su qualità dell’aria ed emissioni da parte di Arpae e di Ausl non hanno infatti riscontrato anomalie, sebbene in seguito agli accertamenti nel corso del 2017 ci siano state alcune modifiche all’Aia, l’autorizzazione integrata ambientale. La seconda fase, quella che prevede il raddoppio della produzione dalle attuali 230 tonnellate al giorno a 460, è stata sospesa dalla Conferenza dei Servizi, mentre la terza fase (con una produzione consentita di 690 t/giorno) è scomparsa dal documento, in seguito alla rinuncia da parte della ditta.

"I dati oggi ci dicono che l’aria di Borgotaro non ha particolari problemi – dice il sindaco Diego Rossi -, ma i controlli comunque continuano e continueranno". La Regione, insieme a comitati locali, azienda, Ausl e Arpae, ha per questo istituito un tavolo di garanzia per proseguire con gli accertamenti coinvolgendo anche i residenti del borgo, preoccupati per la loro salute e in particolare per quella dei più piccoli, in quanto lo stabilimento si trova a poco meno di 800 metri da una scuola. Gli odori, e gli effetti collaterali apparentemente ad essi legati, si sentono infatti prevalentemente nei quartieri vicini al sito produttivo, ma, come raccontano i residenti, basta allontanarsi da quest’ultimo per stare subito meglio.

Nel 2017 ci sono state in tutto 504 segnalazioni fra medici di base, pediatri di libera scelta e pronto soccorso, mentre nel periodo estivo di chiusura delle fabbriche le segnalazioni sono state soltanto tre. Nell’aria di Borgotaro, dove sono presenti diversi insediamenti produttivi, c’è quindi un problema. È evidente.

L’azienda finita nel mirino di tanti cittadini si dice comunque pronta a investire nuove risorse per risolvere la questione ("Anche se grazie al lavoro fatto dagli enti è emerso che non c’è un nesso causa-effetto, ci dispiace essere finiti sull’altare sacrificale e per questo vogliamo dare un contributo alla popolazione del paese" assicura Rabitti) ma nel frattempo i valtaresi stanno perdendo la pazienza e chiedono risposte certe. "È un anno e mezzo che sentiamo solo scusa campate in aria – conclude una cittadina –  bisogna fare qualcosa".

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