Bombe esplose sulla petroliera Seajewel a Savona: ora la Procura indaga per terrorismo
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Le esplosioni che nella notte tra sabato e domenica sono avvenute a bordo della petroliera Seajewel, ormeggiata al largo di Vado Ligure (Savona), non sarebbero state accidentali – come ipotizzato in un primo momento – bensì causate da almeno due bombe piazzate da dei sub. Non solo: l'azione potrebbe essere stata in qualche modo collegata alla guerra tra Russia e Ucraina. È la tesi sostenuta dal procuratore capo di Savona, Ubaldo Pelosi, che ha aperto un'inchiesta per "naufragio causato dal terrorismo" e trasmesso gli atti alla Direzione Distrettuale Antiterrorismo di Genova. "Abbiamo una serie di elementi complessivi che fanno allontanare l’ipotesi dell'incidente", ha affermato ieri il magistrato.
L'ipotesi: due bombe fatte esplodere a bordo della nave
Secondo le ultime ricostruzioni investigative, alcuni sommozzatori avrebbero piazzato due ordigni esplosivi sulla nave quando era già in rada, sfruttando un sistema di copertura coordinato da terra. Alcuni membri dell’equipaggio, già ascoltati dagli investigatori, avevano infatti riferito di due esplosioni: una prima detonazione più lieve, seguita da un boato molto più forte. Per approfondire, sono stati esaminati i filmati di videosorveglianza e disposti nuovi interrogatori.
Le indagini si stanno concentrando inoltre sulla scatola nera della Seajewel, già sequestrata dagli inquirenti, che potrebbe contenere dati determinanti per ricostruire l’attacco. Secondo le prime ipotesi, l’azione potrebbe essere collegata all’embargo europeo sul petrolio russo, recentemente rafforzato con nuove sanzioni contro le cosiddette "navi-ombra", imbarcazioni che cercano di eludere i divieti modificando i dati sulla provenienza del greggio.
Gli specialisti del Comsubin, il reparto subacqueo della Marina Militare, ritengono che a provocare la falla nello scafo siano stati "quasi sicuramente" due ordigni, probabilmente di matrice militare, fissati alla parte inferiore della nave. Per verificare la presenza di residui di esplosivo, la procura esaminerà anche alcuni pesci morti rinvenuti nelle vicinanze del punto dell’esplosione.
Secondo fonti ucraine, la Seajewel ha operato tra il porto russo di Novorossiysk e quello turco di Ceyhan nel 2024, alimentando i sospetti sul suo coinvolgimento nelle operazioni di trasporto del petrolio di Mosca. Attualmente, l’imbarcazione batte bandiera maltese.
I legami con l’Italia e l’intervento dell’intelligence
La certificazione della Seajewel è stata rilasciata dal gruppo genovese Rina, mentre il contratto dell’equipaggio è regolato dall’International Transport Federation (Itf). Il committente del carico è il gruppo Api della famiglia Brachetti Peretti, che utilizza un oleodotto dal pontile Sarpom di Vado per trasportare il greggio alla raffineria di Trecate, in provincia di Novara.
L’indagine, seguita anche dai servizi segreti italiani, potrebbe presto coinvolgere la Digos e la Guardia Costiera, pronte a stabilire contatti con le agenzie di intelligence per chiarire le responsabilità dietro l’attacco e le possibili implicazioni geopolitiche.