Bombe d’aria in mare per cercare petrolio: polemiche a Pantelleria
È aspra polemica per la fauna del Mediterraneo, le cui acque sono bombardate da colpi d’aria compressa. La notizia era già diffusa da qualche tempo: dalle acque tunisine la compagnia petrolifera australiana Audax inviava i ricercatori d’oro nero su navi da cui partivano i ‘bombardamenti’. Si tratta di una tecnica chiamata ‘air gun’, detonazioni subacquee grazie a cui, con la creazione di bolle d’aria, sarebbe possibile rilevare la presenza di idrocarburi.
Morte migliaia di specie marine
A denunciare il caso, pescatori e cittadini costretti a constatare, ancora una volta, i disastri sulla vita marina. La scorsa estate l’Audax, compagnia petrolifera che ha sede in Australia, ha perlustrato i mari di Pantelleria, dove l’Onu si era impegnata, nel 2010, a proteggere la ricca quantità di specie marine mediterranee presenti. Grazie agli ‘air gun’, detonazioni subacquee, i ricercatori riuscivano arilevare la presenza di petrolio, a discapito della ricca fauna marina, danneggiata dalla pratica.Un membro dell’associazione Apnea di Pantelleria, Alberto Zaccagni, spiega: "Sarà una coincidenza, ma da quando ci sono queste denotazioni si è assistito a una riduzione notevole della presenza delle specie migranti nel Canale di Sicilia, come tonni e ricciole". Concordi con Zaccagni, diversi studi pubblicati da associazioni ambientaliste europee, secondo cui, in sintesi, gli ‘air gun’ possono provocare danni seri, fino alla morte, a mammiferi, tartarughe e invertebrati. Sebbene i responsabili della compagnia australiana Audax siano certi della totale assenza di danni arrecati alle specie marine in seguito alle denotazioni, anche diversi studi del Wwf denunciano la pratica in seguito all’avvistamento di diversi cetacei morti in Puglia.
Pescatori di Pantelleria in rivolta
Studi e statistiche a parte, sono gli stessi pescatori a segnalare il caso: sarebbero migliaia i pesci visti galleggiare morti sulle acque di Pantelleria, non molto distante dal posto in cui avvenivano gli ‘air gun’. I cercatori di oro nero continuano ad avvalersi delle denotazioni per rilevare la presenza di idrocarburi, ma la voce del dissenso si alza giorno dopo giorno. Gli ‘air gun’ provocherebbero, infatti, un suono così assordante da costringere la fauna presente a cambiare rotta. Qualora i malcapitati animali non riescano a scansare la morsa della bomba d’aria, i danni all’apparato uditivo sono certi, talvolta il rimbombo è così forte da provocare la morte di diversi pesci. Si ribellano alle pratiche seguite dalla compagnia Audax sia le associazioni ambientaliste e animaliste, come Greenpeace e Wwf, sia gli stessi ‘professionisti del mare’: i pescatori che lavorano tutti i giorni presso i banchi del Canale di Sicilia sono preoccupati per il futuro delle proprie attività commerciali.