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Bombardare l’Iraq come prova d’esame all’università: scoppia la polemica al Politecnico di Torino

La prova risale al 2021 ed è stata riproposta alcune settimane fa in una esercitazione del corso ‘Progettazione di veicoli aerospaziali’ per la laurea magistrale in ingegneria aerospaziale. Il caso è finito al Senato accademico dopo le contestazioni degli studenti mediorientali.
A cura di Biagio Chiariello
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Un esame ambientato in uno scenario di guerra. Il Politecnico di Torino è finito al centro delle polemiche a seguito di una traccia dell'esercitazione fatta in aula per la preparazione dell'esame di ‘Progettazione di veicoli aerospaziali‘ del secondo anno della laurea magistrale in ingegneria aerospaziale: "

Si vuole organizzare una missione di bombardamento con partenza da portaerei nel Golfo Persico e obiettivo Iraq-Siria a 1900 km di distanza".

La prova era di un appello del 2021 ed è stata riproposta alcune settimane fa.

A sollevare la questione sono stati alcuni studenti di origine mediorientale, supportati da una decina di colleghi e docenti, che hanno firmato un documento da presentare al Senato accademico domani, giovedì 13 febbraio. Nel testo si chiede di rimuovere o limitare i riferimenti ai conflitti nei test, per tutelare la sensibilità di chi proviene da paesi in guerra.

"Questi riprovevoli eventi hanno evidenziato che il grande impegno del nostro ateneo sul tema dell'etica della ricerca, sebbene considerevole, non copre ancora tutti gli aspetti. Pertanto, chiediamo di inserire quanto prima il tema dell'etica della didattica all'ordine del giorno di una seduta del Senato Accademico, al fine di poter approfondire tale questione e soprattutto trovare delle adeguate soluzioni", si legge nel documento firmato da una decina di studenti, tra cui rappresentanti del corpo studentesco, e da alcuni professori.

I firmatari evidenziano il disagio vissuto dalla comunità studentesca, soprattutto da chi ha familiari o amici nelle zone coinvolte, nell'affrontare l’esame in tale contesto. Inoltre, sottolineano il "grave danno d’immagine" per l’ateneo nel proporre contenuti legati a bombardamenti e operazioni militari.

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