Bomba a Brindisi, il benzinaio confessa: è in cella. Ma il movente non convince
Ieri sera la svolta, con il fermo, anticipato da un interrogatorio-fiume e una lunga attesa davanti alla questura di Lecce, poi la traduzione in carcere e l'ufficializzazione: Giovanni Vantaggiato, 68 anni, di Copertino, Lecce, è accusato di aver realizzato, posizionato e fatto esplodere davanti alla scuola Morvillo Falcone di Brindisi la bomba che un sabato di 19 giorni fa costò la vita a Melissa Bassi, 16 anni e causò il ferimento grave alcuni studenti.
Stamane ci sarà conferenza stampa a Brindisi, nel frattempo Vantaggiato ha confessato di aver realizzato l'ordigno. Perché? Su questo punto, il movente, si focalizza oggi l'attenzione degli investigatori. Il sessantottenne alternerebbe momenti di lucididà a momenti di confusione. La ricostruzione è ancora oggetto di indagine e non convincerebbe del tutto gli inquirenti: il benzinaio leccese sarebbe stato vittima d'una truffa da oltre 300mila euro. Lo scrive il quotidiano "La Gazzetta del Mezzogiorno". Il motivo di tale convinzione risiede nel fatto che qualche settimana prima dell'attentato, era arrivato a conclusione al tribunale di Brindisi – ubicato a due passi dalla scuola – un processo che vedeva coinvolto come vittima il titolare del deposito carburanti di Copertino. L'uomo avrebbe subito una truffa di oltre 300mila euro per una fornitura di carburante e si sarebbe sentito vittima di malagiustizia poiché la giudice non aveva condannato tutti gli imputati.
Di qui, forse, la decisione di puntare alla cosa più vicina al tribunale, troppo difficile da attentare perché costantemente sorvegliato, cioè la scuola.
Ieri sera Cataldo Motta, il procuratore di Lecce, ha ammesso che l'uomo fermato "ha confessato durante l'interrogatorio" aggiungendo che "la confessione non è soddisfacente, per cui le indagini comunque continueranno per completare il quadro investigativo". Ci sono state delle perquisizioni, l'indiziato è ritenuto "compatibile" con i video filmati acquisiti nei giorni scorsi ma non c'è la certezza che sia lui.
Una cosa par fuori di dubbio, confermata anche dal capo della Polizia Antonio Manganelli: la pista mafiosa e quella terroristica sono definitivamente archiviate. La banalità del male forse ha portato alla soluzione più semplice e inspiegabile, quella dell'insospettabile che covava dentro una rabbia enorme, terribile.