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Bologna, terzo caso di suicidio in carcere in due settimane

Il sessantesimo caso di suicidio in carcere dall’inizio dell’anno. Un dato che costringe, ancora una volta, a riflettere sul tema sempre attuale del sovraffollamento. Problema avvertito in particolar modo nel carcere della Dozza.
A cura di Susanna Picone
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Il sessantesimo caso di suicidio in carcere dall'inizio dell'anno. Un dato che costringe, ancora una volta, a riflettere sul tema sempre attuale del sovraffollamento. Problema avvertito in particolar modo nel carcere della Dozza.

Aveva trentaquattro anni, origine marocchina ed era stato arrestato lo scorso luglio per reati connessi allo spaccio di stupefacenti. Era rinchiuso, per questo reato, nel carcere bolognese della Dozza dove, secondo quanto riportato dal segretario generale Uil Eugenio Sarno, la notte scorsa ha trovato la morte.

Le cause del decesso sono in corso di accertamento anche se pare che il detenuto negli attimi prima della morte avesse sniffato gas dalla bomboletta in dotazione per il fornellino da campo che aveva in cella. Il personale di polizia penitenziaria e il personale sanitario allertati, dal compagno di detenzione, pur essendo intervenuti con immediatezza, non hanno potuto nulla per salvare la vita dello sventurato.

Un suicidio insomma. L’ennesimo di quest’anno in tutta Italia e il terzo in Emilia nel giro di due settimane (l’ultimo caso riportato è quello di un 48enne colombiano che si è impiccato nella sua cella). Il sessantesimo caso che costringe a riflettere sulla situazione e sui problemi (non solo quelli relativi ai maltrattamenti nelle carceri che sempre più spesso riescono ad indignare la popolazione) che si vivono nelle strutture italiane quali per esempio quello del sovraffollamento, tema discusso appena qualche giorno fa dal ministro Severino, che nel carcere bolognese viene particolarmente avvertito.

Il problema del sovraffollamento nel carcere della Dozza

Secondo quanto rimarcato da Sarno, nel carcere della Dozza sono circa 1100 i detenuti presenti in un luogo che dovrebbe contenerne al massimo 480, praticamente più del doppio. “La Dozza è uno dei luoghi emblematici del sovraffollamento penitenziario. Lo stato di fatiscenza strutturale e il pericolo costante rappresentato da alcuni luoghi di lavoro è stato più volte denunciato dalla Uil Penitenziari, ma dalla stessa amministrazione comunale”.

Problema che si aggiunge a quello relativo ai “regolamenti” in vigore nel carcere e che, considerando il fatto che quello di Bologna è un istituto nel quale sono ospitati molti detenuti con gravi problemi di tossicodipendenza, fa riflettere in particolar modo. Nello specifico, lo ha denunciato il segretario generale aggiunto del Sappe (il sindacato autonomo di polizia giudiziaria), Giovan Battista Durante, non si comprende perché l’amministrazione continui a non proporre la modifica del regolamento penitenziario “al fine di evitare che i detenuti detengano le bombolette che, spesso, soprattutto i tossicodipendenti, usano come sostitutivo della droga e muoiono inalando il gas”.

A rendere ancora più grave una situazione che come si vede è già fin troppo drammatica si aggiunge anche la carenza del personale di polizia necessario per la struttura. Se nel solo carcere di Bologna mancano 200 persone, nell’intera Emilia Romagna si contano almeno 650 agenti in meno rispetto alle “necessità” dei detenuti.

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