Bologna, lavoratori licenziati su WhatsApp: ”Hanno colpito solo gli iscritti al sindacato”
Licenziati con un messaggio inviato in una chat su WhatsApp nel pomeriggio del 31 dicembre scorso. È l'assurda vicenda che riguarda alcuni lavoratori dell'Interporto di Bologna, fra i più importanti snodi della logistica nel nostro Paese. Un episodio simile, almeno nelle modalità, era avvenuto ad agosto, sempre nel capoluogo emiliano e sempre con SiCobas a fare da cassa di risonanza, agli operai della Logista, liquidati con un messaggino il giorno prima di ripresentarsi ai tornelli. Stavolta, però, c'è un dettaglio finora inedito: dopo aver annunciato l'ultimo dell'anno la chiusura completa del magazzino, per via del termine del contratto d'appalto con TnT/Fedex, vero e proprio colosso del settore, l'azienda coinvolta nella vicenda ha fatto sapere, tramite una nota stampa, che da lunedì 10 gennaio le attività riprenderanno regolarmente, ma solo per una cinquantina di operai già impiegati nel sito. Tutti gli altri, che poi sarebbero quelli iscritti al sindacato SiCobas, appunto, dovranno restare a casa. "Ci sentiamo presi in giro" raccontano quindi alcuni facchini destinati a rimanere senza un'occupazione, seppur precaria. Come se non fosse già bastata un'altra situazione drammaticamente ironica, cioè gli auguri di felice anno nuovo al termine del messaggino della discordia. Ma andiamo con ordine.
Il magazzino in questione è quello del blocco 3.2 dell'interporto bolognese, dove si trova il magazzino della Zampieri Holding, che movimenta le merci di Tnt/Fedex, facendo lavorare in appalto anche gli operai della Xbt Logistica e Servizi. Da tempo il sindacato di base ha raccolto le rimostranze di alcuni facchini riguardo le condizioni all'interno del magazzino, denunciando scarsa formazione, pecche in termini di sicurezza, l'assenza di un posto in cui mangiare durante il turno notturno, problematiche legate alle buste paga e via dicendo. Dopo i primi scioperi e le prime proteste insieme al SiCobas qualcosa si è mosso, ad esempio è stato sistemato uno spazio per evitare cene all'addiaccio ai turnisti serali, ma contemporaneamente gli iscritti al sindacato presenti nel magazzino si sono anche ritrovati a dover fare i conti con un periodo di "ferie forzate" che sapevano tanto di punizione. A novembre, proprio in seguito a questa decisione dell'azienda, il momento massimo di tensione fra le parti si è consumato con un blitz notturno all'interporto, terminato con l'arrivo dei carabinieri ma fortunatamente senza scontri o episodi di violenza.
Il messaggio pervenuto ai lavoratori la vigilia di Capodanno è così sembrato subito l'atto finale della vicenda, con tutti i 90 lavoratori (75 secondo i dati di Zampieri Holding) impiegati nel sito senza alcun rinnovo di contratto col nuovo anno. Nel testo si parla della fine del contratto di appalto alla base della decisione, ma non solo. "Oggi 31 dicembre 2021 termina la nostra collaborazione così come i vostri contratti -si legge-, anche il nostro contratto è terminato, purtroppo non è stato rinnovato, quindi il magazzino rimane chiuso questo a causa di tutte le vicende che conoscete bene e che hanno portato a questo risultato, errori fatti sicuramente da entrambe le parti. Nel mese di gennaio 2022 vi verrà corrisposto lo stipendio relativo al mese di dicembre e tutto il resto. Vi auguro Buon Anno”. Le vicende alle quali si fa riferimento, ne sono certi i delegati di SiCobas come Pietro De Marco, da mesi in prima linea nella tutela dei diritti dei lavoratori nel sottobosco della logistica in salsa emiliana, sono le stesse documentate più volte anche da Fanpage.it un paio di mesi fa.
Oltre al danno, però, la beffa è arrivata proprio poco prima di tornare ai microfoni della stessa testata, visto che con una nota di stamattina, Zampieri Holding ha precisato: "Non corrisponde al vero che tutti i rapporti di lavoro con il personale menzionato sono stati definitivamente interrotti ed infatti, circa 45/50 risorse tra quelle già impiegate precedentemente riprenderà ad operare nell'ambito della commessa, compatibilmente con le caratteristiche e tempistiche della stessa, a partire dal 10 gennaio 2022″. Nel magazzino di Fedex/Tnt, fa ancora sapere la holding, tutti "erano titolari di un contratto a termine con scadenza 31.12.2021". Scadenza già nota e quindi, per Zampieri, "la normativa vigente non prevede, per un contratto a termine, la comunicazione in forma scritta della cessazione del rapporto di lavoro". La holding, inoltre, spiega che la comunicazione ai lavoratori "seppur non dovuta, ha rappresentato solo una conferma di quanto già argomentato verbalmente, con ogni singolo lavoratore alla vigilia delle festività natalizie, in occasione della consegna, a ciascuno di loro, di una strenna anche in ringraziamento dello sforzo profuso nell'espletamento dell'attività lavorativa". Quel giorno ai lavoratori "è stato rappresentato, con totale trasparenza, che il loro contratto, al momento, sarebbe terminato al 31.12.2021".
In ogni caso, assicura Zampieri, le proteste di autunno non c'entrano con lo stop ai contratti: "Nessun nesso causale può sussistere con gli accadimenti avvenuti nel mese di novembre scorso e le accuse del tutto infondate mosse nei confronti della società da alcuni dei lavoratori". I dubbi del sindacato di base e dei lavoratori esclusi (anche da un nuovo gruppo WhatsApp creato da tempo e dove ci sono tutti gli altri colleghi non sindacalizzati, ai quali forse sono state fornite altre spiegazioni) però restano, tanto da parlare di un fatto "doppiamente grave". "Qualcuno ha delle responsabilità, anche politiche -commenta De Marco-. Nessuno ha mai risposto alle nostre richieste di intervento e ispezione (ma anche qui l'azienda nega di non aver mai avuto controlli, ndr) ma chiaramente non ci fermeremo. Cambiano le amministrazioni, cambiano le nomine e si parla di logistica etica -conclude- ma in quell'interporto non cambia nulla".