Bologna, il fiume Reno sta scomparendo per la siccità
Non c’è più acqua nel Reno. O meglio, il secondo fiume più importante dell’Emilia-Romagna dopo il Po (e il decimo in Italia per lunghezza, con quasi 212 chilometri) è in fortissima sofferenza a causa dei cambiamenti climatici. Come sta succedendo ormai da diversi anni a questa parte a tantissimi corsi d’acqua lungo la penisola, a cominciare dal vicino “Grande Fiume”, cioè il Po, appunto.
Da mesi, se non addirittura da anni, consorzi, agricoltori, associazioni di categoria e istituzioni continuano a monitorare la situazione dei fiumi più importanti del Paese. E tra questi c’è anche il Reno, che dopo la paurosa esondazione di febbraio, con ingenti danni a diverse località del Bolognese, come Castel Maggiore e Argelato, oggi si presenta così: acqua bassissima e isole bianche di pietre ben in vista.
Come sottolineato recentemente dai consorzi dei canali Reno e Savena di Bologna, l’inizio della primavera ha portato il livello dell’acqua del fiume allo stesso che solitamente si registra in piena estate. Le precipitazioni sono diminuite del 50% negli ultimi quattro mesi rispetto alla media stagionale, sintomo preoccupante di un’estate che si preannuncia molto secca e di uno scenario che difficilmente potrà cambiare di molto, nonostante la pioggia già caduta in regione e prevista ancora per qualche giorno.
Gli enti preposti sono a lavoro per studiare soluzioni a lungo termine, visto che con i cambiamenti climatici la situazione di emergenza potrebbe trasformarsi in un fenomeno col quale fare i conti anche in futuro. Dighe, casse di espansione, condotte: le soluzioni possibili, o per lo meno ipotizzabili per affrontare seriamente la questione, sono diverse.
Nel frattempo, davanti agli occhi dei bolognesi il fiume continua a scomparire, facendo riemergere sassi, detriti e piante, ma anche rifiuti ed un orsetto di peluche e un pneumatico. Un’immagine quasi apocalittica, ma che probabilmente è che rende molto bene l’idea di cosa sta davvero succedendo al nostro pianeta.