Bologna, dentro il centro migranti sovraffollato: “Rischio contagio altissimo, non siamo animali”
Camerate e container anche con oltre dodici persone, docce e servizi igienici al limite dell'utilizzabilità, sporcizia e pochi controlli, sia in entrata che in uscita, nonostante la pandemia in corso preveda tutt'altro approccio. Se poi si tiene conto pure dei tempi lunghissimi per ottenere dalla commissione preposta documenti e permesso di soggiorno, ecco che la situazione diventa definitivamente insopportabile. Lo sanno bene gli oltre 200 richiedenti asilo ospitati a Bologna nel Centro Accoglienza Straordinaria di via Mattei, cioè il Cas che oltre un anno ha sostituito il vecchio hub regionale per stranieri, secondo le indicazioni giunte da Roma, dove nella mattinata di giovedì 4 aprile è andata in scena una manifestazione da parte degli ospiti, insieme al Coordinamento Migranti di Bologna.
La settimana scorsa, attraverso una lettera indirizzata alle istituzioni locali, alla Prefettura bolognese e a tutti gli enti che operano nel centro, compresa la cooperativa che lo gestisce (L'Arca di Noè) per evidenziare le condizioni preoccupanti in via Mattei, trascinate oramai da diverso tempo. "Viviamo in camerate o container con poca areazione -si legge nella lettera, rimasta però senza risposta-, che ospitano oltre dodici persone. Non viene mai misurata la temperatura, né a migranti né a operatori che entrano ed escono dal centro continuamente, di giorno e di notte. Una sola volta ci hanno fatto un tampone senza dire alla città e alla stampa quanti di noi erano positivi. Non sappiamo chi di noi è positivo al Covid-19, viviamo tutti costantemente esposti al pericolo del contagio e non sappiamo se e quando verremo vaccinati. Spesso capita che, nonostante la presenza di un medico -continua la missiva-, chi sta male o si ferisce venga lasciato solo, senza cura o assistenza. Molti di noi non hanno medico di base né un codice fiscale e non hanno quindi la possibilità di curarsi come si deve. Chi va dal medico della struttura poi deve recarsi in farmacia o negli ospedali pagando le cure di tasca propria, senza possibilità di riduzioni. Chi non lavora non può permettersi nemmeno un biglietto dell’autobus per raggiungere medici e ospedali. Molto spesso ci viene dato del cibo insufficiente e cattivo".
Le telecamere di Fanpage.it sono entrate nel Cas bolognese per documentare la situazione al suo interno, dove, fra i letti ammassati, dormono anche migranti che grazie ai permessi di soggiorno provvisori, della durata di sei mesi, riescono comunque a lavorare, soprattutto nel settore della logistica all'interporto del capoluogo emiliano. "Rappresentano un pericolo per loro stessi e per la cittadinanza" fa quindi notare Clemente Parisi del Coordinamento Migranti, chiedendo ancora una volta la chiusura del centro e una soluzione alternativa per persone che restano in certe condizioni anche per tre o quattro anni, in attesa che l'iter burocratico per i documenti richiesti arrivi a compimento. "Vogliamo risposte subito -conclude la lettera scritta nei giorni scorsi-. Al Mattei la misura è colma, non c’è più spazio per le promesse".